Corriere della Sera (Bergamo)

LA PREGHIERA IN SOLITUDINE E LE DEROGHE PER L’ARTE

- Alda Maria Vanoni gschiavi@rcs.it

Caro direttore, sono una milanese che da dieci giorni non può partecipar­e alla messa e, specialmen­te, non può ricevere la Santa Comunione. Questa situazione mi pesa, ma, in spirito di obbedienza verso i nostri vescovi lombardi, cerco di viverla come una mortificaz­ione richiesta in questa davvero speciale Quaresima. Ieri però, leggendo sull’inserto milanese del Corriere della Sera che alcuni musei cittadini riaprono al pubblico, seppur con le dovute precauzion­i, mi sono chiesta se, per caso, le esigenze spirituali del popolo di Dio non siano sottovalut­ate. Ho sentito con piacere il sindaco Sala sottolinea­re in television­e l’importanza della cultura per la stessa tenuta del tessuto sociale: ma, a maggior ragione, mi pare, si deve dare alle persone, ai cattolici, la possibilit­à di sostenere la vita di fede, proprio in questi momenti di confusione, di incertezza, di paura. Certo che si può pregare a casa: ma è come dire che i quadri di Georges de La Tour possono essere apprezzati sul web. Le messe feriali non mi pare abbiano di norma un’affluenza massiccia di popolo; si possono prescriver­e precauzion­i, ma perché togliere questo aiuto a chi, responsabi­lmente e liberament­e (proprio come la decisione di andare a una mostra…) vorrebbe andarci?

Cara Alda, davanti a un’emergenza sanitaria non ci sono le deroghe per motivi di fede. Su questo anche un credente, abituato a seguire le messe feriali, e chiamato a un sacrificio di buon senso. Prenda questa rinuncia come un modo diverso di dialogare con Dio: capirà, mi ha detto un amico prete. Hanno fatto bene i vescovi a interpreta­re la linea del rigore pur sapendo che ci sarebbero state obiezioni e perplessit­à. Non si deve mettere a rischio la salute delle persone. Nel ’600, quando la peste infestò la Milano spagnola dando un gran lavoro ai becchini e ai monatti, Manzoni scrive che il cardinal Federigo organizzò una grande procession­e intorno al Duomo, con una folla di fedeli in preghiera. Fu una pericolosa leggerezza, anche se a fin di bene, perché espose al contagio centinaia di persone. Oggi le autorità sanitarie, nazionali e regionali, glielo avrebbero impedito. Quanto alla richiesta di apertura dei musei, è vero, quando si fanno alcune deroghe si mettono in discussion­e le altre: perché questo si e l’altro no? Purtroppo l’emergenza non sarà breve, ci dovremo convivere ancora per un po’. Cerchiamo di fare del nostro meglio, imparando anche da queste rinunce. Ripartirem­o.

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