LA PREGHIERA IN SOLITUDINE E LE DEROGHE PER L’ARTE
Caro direttore, sono una milanese che da dieci giorni non può partecipare alla messa e, specialmente, non può ricevere la Santa Comunione. Questa situazione mi pesa, ma, in spirito di obbedienza verso i nostri vescovi lombardi, cerco di viverla come una mortificazione richiesta in questa davvero speciale Quaresima. Ieri però, leggendo sull’inserto milanese del Corriere della Sera che alcuni musei cittadini riaprono al pubblico, seppur con le dovute precauzioni, mi sono chiesta se, per caso, le esigenze spirituali del popolo di Dio non siano sottovalutate. Ho sentito con piacere il sindaco Sala sottolineare in televisione l’importanza della cultura per la stessa tenuta del tessuto sociale: ma, a maggior ragione, mi pare, si deve dare alle persone, ai cattolici, la possibilità di sostenere la vita di fede, proprio in questi momenti di confusione, di incertezza, di paura. Certo che si può pregare a casa: ma è come dire che i quadri di Georges de La Tour possono essere apprezzati sul web. Le messe feriali non mi pare abbiano di norma un’affluenza massiccia di popolo; si possono prescrivere precauzioni, ma perché togliere questo aiuto a chi, responsabilmente e liberamente (proprio come la decisione di andare a una mostra…) vorrebbe andarci?
Cara Alda, davanti a un’emergenza sanitaria non ci sono le deroghe per motivi di fede. Su questo anche un credente, abituato a seguire le messe feriali, e chiamato a un sacrificio di buon senso. Prenda questa rinuncia come un modo diverso di dialogare con Dio: capirà, mi ha detto un amico prete. Hanno fatto bene i vescovi a interpretare la linea del rigore pur sapendo che ci sarebbero state obiezioni e perplessità. Non si deve mettere a rischio la salute delle persone. Nel ’600, quando la peste infestò la Milano spagnola dando un gran lavoro ai becchini e ai monatti, Manzoni scrive che il cardinal Federigo organizzò una grande processione intorno al Duomo, con una folla di fedeli in preghiera. Fu una pericolosa leggerezza, anche se a fin di bene, perché espose al contagio centinaia di persone. Oggi le autorità sanitarie, nazionali e regionali, glielo avrebbero impedito. Quanto alla richiesta di apertura dei musei, è vero, quando si fanno alcune deroghe si mettono in discussione le altre: perché questo si e l’altro no? Purtroppo l’emergenza non sarà breve, ci dovremo convivere ancora per un po’. Cerchiamo di fare del nostro meglio, imparando anche da queste rinunce. Ripartiremo.