La Val Seriana preoccupata, tra salute e grandi aziende
Sulla zona rossa nessuna decisione del governo Gallera: «Valutino loro, noi siamo preoccupati» Le indiscrezioni: dubbi su una scelta troppo tardiva
Una densità abitativa elevata e aziende importanti, dalla Persico a Nembro all’Acerbis di Albino. I sindaci della Val Seriana, in particolare quelli di Nembro, Albino e Alzano, esprimono tutta la preoccupazione dei loro concittadini per il coronavirus, ma valutano anche con molti dubbi la soluzione della zona rossa, che ieri non è stata istituita dal governo. «Bloccherebbe davvero tutto», dice Claudio Cancelli, sindaco di Nembro. Fabio Terzi, Albino, si aspetta soluzioni diverse. «Di fatto da noi la zona rossa c’è già», dice invece Camillo Bertocchi, Alzano.
Zona rossa o no? La bassa Val Seriana si è svegliata con questa domanda in testa, ieri mattina, quando ormai sembrava scontato un inasprimento delle misure per tentare di contenere il coronavirus, soprattutto dopo l’impennata dei casi di contagio sia nella zona, sia nel resto della provincia. In Valle non ci sono tifosi di una quarantena generalizzata del territorio, che è stata istituita per ora solo nel Lodigiano, ma tutti, dai commercianti agli imprenditori di rilievo, fino ai sindaci, si aspettavano ieri un po’ di chiarezza. Perché non era (e non è) più tempo di mezzi annunci, ce n’erano già stati troppi, fin da martedì 25 febbraio. E invece, a quella domanda, non è arrivata una risposta, almeno fino alla tarda serata, da parte del governo.
Sembrava che la situazione potesse sbloccarsi dopo una prima riunione del consiglio dei ministri, quella in cui è stata varata la chiusura delle scuole fino al 15 marzo. Il ministro della Salute Roberto Speranza è volato di persona a Milano, a Palazzo Lombardia, per informare il presidente della Regione Attilio Fontana sulle ultime decisioni del governo. E invece non si è sbloccato nulla. La doccia fredda sulle attese è arrivata dall’assessore al Welfare Giulio Gallera solo attorno alle 19, dopo una domanda specifica sulla zona di Alzano e Nembro: «L’esecutivo si riunirà di nuovo e deciderà cosa fare. Il numero di contagi in quell’area è salito sensibilmente soprattutto nei giorni precedenti. Noi abbiamo espresso tutta la nostra preoccupazione chiedendo di valutare al meglio tutte le misure più adeguate per contenere la diffusione del virus. Attendiamo le valutazioni del governo».
Le indiscrezioni filtrate in serata suggeriscono che la zona rossa non si farà, probabilmente perché una valutazione sull’area è stata rinviata più volte e ora risulterebbe tardiva. «Mi pare davvero che i buoi siano scappati dalla stalla», commentava già ieri pomeriggio l’assessore di Albino
Davide Zanga. Ma non c’è nessun tipo di certezza sulla possibilità che una decisione venga definitivamente abbandonata: anzi, il governo potrebbe orientarsi su misure più importanti di quelle attuali (zona gialla), ma comunque meno restrittive di quelle previste per una zona rossa, applicate nel Lodigiano: divieto di ingresso e uscita dai territori, attività commerciali e uffici pubblici chiusi salvo per beni e servizi di prima necessità, sospensione di qualsiasi evento, pubblico o privato, che comporti assembramenti di persone in luogo aperto o chiuso.
L’area in questione ha un’alta densità abitativa e una presenza di aziende di rilievo. Dalle Cartiere Pigna alla Polini Motori ad Alzano, la Persico Spa di Nembro, Acerbis, Fassi Group, Albini group, Nicoli Trasporti e Scorpion Bay ad Albino, tutte società di livello nazionale e internazionale con fatturati altissimi, «circondate» da migliaia di medie e piccole imprese artigiane e da attività commerciali. È chiaro che il tessuto produttivo ed economico può pesare in favore di un no alla zona rossa, i sindaci di Alzano, Nembro e Albino, i tre centri più grandi, non l’hanno mai nascosto. Così come non hanno mai negato che c’è un tema di salute pubblica. Perché su 16 persone decedute a causa del coronavirus, undici vivevano tra quei tre Comuni e la vicina Villa di Serio. E su un totale di 423 persone contagiate sul territorio bergamasco, 120 sono residenti in quell’area. Per di più, l’emergenza in Val Seriana non è affatto arrivata dopo i casi di Codogno: dalle testimonianze dei familiari è stato possibile ricostruire, per esempio, che già il 15 febbraio, almeno sei giorni prima che esplodesse il caso nel Lodigiano (con l’allarme istituzionale e mediatico) il pensionato di Nembro Piero Orlandi era stato ricoverato all’ospedale di Alzano, ma la positività al coronavirus era stata certificata solo il 23, due giorni prima del decesso.
La direzione Il governo potrebbe orientarsi su misure meno restrittive, pensando alle aziende