«La nostra rete antivirus»
Molte famiglie non possono uscire di casa e chi sta bene si mette a disposizione per aiutare In sottofondo, il suono costante delle ambulanze
A Nembro, il rumore delle sirene delle ambulanze è incessante. L’epidemia ha scatenato una rete di solidarietà.
Il racconto di un’assistente sociale del Comune: «Subbissati di chiamate Rispondiamo ai bisogni quotidiani come la spesa, i farmaci, i pasti a domicili»
Mario Gritti e Pierluigi Pegurri sono quelli che ti risolvono l’emergenza con una chiamata, pensionati che il coronavirus ha trasformato in astronauti. Ogni giorno vanno in missione con auto, cellulare e mascherina. Il loro spazio è il paese, e loro sbarcano ai diversi indirizzi con la ricetta del dottore, il pasto a domicilio oppure il sacchetto con le medicine. Soddisfano bisogni semplici che a Nembro, epicentro del contagio e forse presto zona rossa come Codogno, sono diventati problemi seri per chi è malato oppure in quarantena.
«Non sappiamo dire con precisione quante persone siano bloccate in casa in questi giorni, ma di sicuro sono tante». L’assessore ai Servizi sociali Floria Lodetti risponde dalla sua «clausura». La chiama così. Da quando il sindaco Claudio Cancelli è risultato positivo alle analisi (è a casa, non grave) tutta la giunta è chiusa in casa, vietati i contatti fino al 12 marzo: «La mia famiglia soffre un po’ la distanza e anch’io — dice Lodetti —: con mio marito viviamo lui in una stanza e io in un’altra». Computer e telefono le fanno da ponte con il mondo. «Ogni giorno —spiega l’assessore — sento almeno una decina di cittadini con familiari ricoverati o purtroppo morti, anziani di una certa d’età, vero, ma che prima dell’epidemia stavano bene e poi hanno avuto un peggioramento repentino (finora le vittime di Nembro sono state 5, ndr)». E i volontari? «L’epidemia ha scatenato una vera e propria gara di solidarietà — risponde Lodetti —, è una cosa davvero bella. È gente che è a casa o che magari lavora mezza giornata e poi si mette a disposizione».
Le assistenti sociali sono in prima linea. «Si è creata una grande rete informale, anche attraverso i comitati di quartiere, di persone che vogliono aiutarci, siamo addirittura in esubero», scherza. Mario e Pierluigi, ad esempio, danno una mano sulle consegne dei pasti a domicilio in più. «Abbiamo ricevuto — prosegue Gritti — una quindicina di richieste di cittadini che avevano bisogno del pasto. Per un Comune come il nostro (11 mila abitanti, ndr) non sono poche, con tutte le difficoltà di inserirci in questa situazione». Per accedere al servizio vanno sbrigate alcune pratiche, tra le altre cose. «Diciamo che in alcuni casi siamo andati oltre le formalità, proprio perché dobbiamo reinventarci giorno per giorno — è ancora l’assistente sociale —. Per fortuna, ci sono persone che superano la paura. Grazie ai volontari, ma anche alla cooperativa, siamo riusciti a incrementare i sevizi a domicilio anche il sabato e la domenica e ad aumentare le ore durante la settimana». Mario e Luigi si presentano in Comune al mattino e tamponano gli imprevisti fino a sera. Per sicurezza lasciano le consegne sullo zerbino o nella cassetta della posta. Chi chiama per chiedere aiuto sono cittadini senza una rete familiare «oppure con tutta la rete in quarantena». Figli confinati in casa con la madre mentre il padre è ricoverato, mogli con il funerale del marito in sospeso perché bisogna aspettare i 14 giorni di eventuale incubazione.
Ecco, le chiamate. «Siamo subbissati — prosegue Gritti —, la richiesta all’Ats di istituire un numero riservato a Nembro e Alzano è partita da noi (è lo 035.385380, ndr). Va a giorni. Ieri (mercoledì, ndr) ci telefonavano per chiedere istruzioni sulla zona rossa., per sapere se potevano rientrare o come fare per raggiungere i propri familiari in un altro paese». Ma poi ci sono pure le domande più strambe: «Ci ha contattato una signora dall’Abruzzo. Quest’estate aveva conosciuto un uomo di Nembro in Trentino ed era preoccupata perché era salita con lui sulla stessa cabinovia». Uno dei problemi (veri) più sentiti riguarda i medici di base: sono almeno tre quelli in isolamento perché hanno avuto contatti con pazienti positivi.
Più che il trillo del telefono è il rumore delle sirene delle ambulanze a risuonare nel racconto anche di Gritti: «Ormai è il sottofondo che accompagna le nostre giornate. Lo è stato dall’inizio. Passerà un’ambulanza all’ora, a volte anche di più». Se l’assessore ai Lavori pubblici Matteo Morbi si è improvvisato autista per un anziano che veniva dimesso, le assistenti sociali hanno fatto da nipoti a un altro pensionato, lui completamente solo: «Era stato rimandata a casa dall’ospedale di Alzano Lombardo senza coronavirus, ma in condizioni da non potere fare nulla. Continuava a ripeterci: “A casa da solo, no”. Una cooperativa per minori ci ha dato lo spazio per ospitarlo una notte. Abbiamo trovato una signora che gli facesse da badante, io stessa con la mia collega siamo rimaste con lui finché non siamo riuscite a sistemarlo in un altro ospedale. Gli abbiamo portato il pigiama, ordinato l’armadietto. Ci siamo spinte oltre, ma va bene così».