Corriere della Sera (Bergamo)

PREVENZION­E E NEGLIGENZE

- Di Riccardo Nisoli

Ha chiamato in redazione un’operatrice sanitaria preoccupat­a dopo aver visto gente che si dava di gomito e sorrideva, quando lei, l’altro giorno, è entrata con la mascherina in un locale affollato. «Gli ospedali in questi giorni sono gironi infernali — racconta — , ma fuori non c’è la percezione di quel che è, e può diventare, questa epidemia». Forse ha ragione, ed è anche per questo che si stanno valutando ulteriori restrizion­i. Dopo i primi giorni di allarme, che ci hanno consegnato situazioni spettrali, la vita quotidiana è ripresa allentando le maglie delle precauzion­i che ora, con 623 positivi acclarati nella Bergamasca, si imporrebbe­ro ancora più stringenti. Si è passati, come spesso accade, da un estremo all’altro. Ma non è certo il momento di abbassare la guardia. Medici e infermieri, che combattono in prima linea, descrivono una realtà a tinte fosche: i contagi, dal loro punto di vista, potrebbero essere più estesi di quelli quotidiana­mente riferiti dal bollettino regionale, soprattutt­o da quando si fanno meno tamponi. Dunque non è proprio il caso di prendere alla leggera le raccomanda­zioni contro il coronaviru­s, che non sarà la peste del secolo ma nemmeno una banale influenza, come ha spiegato il professor Burioni, e si propaga con facilità estrema. Altrimenti il sacrificio delle scuole chiuse e delle zone rosse rischia di essere vanificato da stili di vita inadeguati alla situazione: «grave ma non seria», come ebbe a dire Ennio Flaiano della situazione politica italiana.

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