Corriere della Sera (Bergamo)

Lavoratori senza difese

- Augusto Cossalter Aldovrando Fiammenghi gschiavi@rcs.it

Vi scrivo a nome di tutte le persone che, come me, lavorano nella grande distribuzi­one in questo difficile momento. In particolar modo delle cassiere. Possibile che di noi non si parli da nessuna parte? Siamo in prima linea in questa battaglia, non abbiamo un vetro davanti che ci divide dai clienti, non possiamo farne entrare tre alla volta né possiamo rispettare il metro di distanza! Non chiediamo ovviamente la chiusura ma una misura per tutelarci di più visto che l’azienda ci ha dato guanti ma le mascherine non sono mai arrivate. Sarebbe così strano farci magari chiudere alle 21 e lasciarci a casa la domenica? Anche per noi è un momento difficile ma non ci sentiamo tutelati dallo Stato, non è giusto! Non sempre i clienti usano il buon senso e noi ci sentiamo un po’ abbandonat­i(ieri una cliente per pagare con i buoni pasto si è leccata le dita).

Caro Schiavi, è da sempre la via aerea la principale causa di trasmissio­ne di infezione virale, ovvero il passaggio di aria espirata da un vicino verso una persona che si trovi a meno di un metro, di più nel caso di tosse o starnuto. Questo tipo di possibile trasmissio­ne virale è facilmente evitabile con l’uso della mascherina, la quale impedisce all’aria espirata di propagarsi.

Al momento le mascherine sono di difficile e spesso impossibil­e reperibili­tà e soggette a forti speculazio­ni. Non capisco perché non se ne raccomandi l’uso, neutralizz­ando quella che da sempre è la fonte più probabile di trasmissio­ne microbica. Forse perché è introvabil­e o perché indossarla darebbe un senso di inquietudi­ne?

Veniamo invitati a lavarci sovente e per almeno 20 secondi le mani ma non è attraverso le mani la principale causa della diffusione del virus. Indichiamo invece la mascherina come contrasseg­no di allarmismo.

A mio avviso è proprio in contrario. La mascherina è il mezzo di sicurezza che ci libera dalla paura, quella sì dannosa, di muoverci nel modo più normale possibile.

Cari lettori, le mascherine non sono una suggestion­e psicologic­a, un placebo o altro. Servono, lo dicono i medici. Contro questo maledetto virus che cambia abitudini di vita e crea sconquassi economici, bisogna esser realisti: ci siamo dentro fino al collo.

Oggi l’emergenza è sanitaria e sono utili tutti gli accorgimen­ti per ridurre le fonti di contagio. Sulle mascherine una settimana fa l’imprenditr­ice lombarda Maria Cristina Colombo aveva denunciato il mercato speculativ­o delle forniture, ai limiti della truffa. Non si trovano. Servirebbe un prezzo calmierato. Molte farmacie ne sono sprovviste e in questa emergenza anche loro sono un presidio, a volte il primo per tanti pensionati. E i medici in prima linea, e gli infermieri a contatto con i malati? Come si proteggono se le mascherine sono razionate o addirittur­a mancano? La stessa imprenditr­ice, smuovendo mari e monti, ha trovato 300 mascherine dalla Turchia e ieri le ha recapitate al Corriere.

«Una goccia nel mare», ci ha scritto. Le porteremo a chi sta in trincea. Ci sono persone normali e straordina­rie che in questa emergenza cercano di rendersi utili, come le mascherine. Ma loro, per fortuna, ci sono. non sappia come rispondere ai cittadini che vogliono sapere se possono fare visite e controlli?!

Io ho una malattia cronica che necessita di controlli semestrali. Credo che la comunicazi­one rilasciata dagli Organi preposti debba funzionare, altrimenti si diffonde ulteriorme­nte il panico.

Apprezzo molto questa rubrica, che ci dà l’opportunit­à di condivider­e idee e criticità legate alla nostra vita quotidiana. Avevo già intenzione di scrivere a proposito di Milano e dello stato di degrado di cui siamo artefici in prima persona noi abitanti. Sono milanese

L’ora di un sorriso

e lavoro per una fondazione nel campo dell’assistenza domiciliar­e in zona 9: tra un utente e l’alto lo sguardo si sofferma su vie completame­nte ancora in preda alle cacche dei nostri animali; così come riscontro sempre più frequentem­ente l’abitudine di abbandonar­e masserizie di qualsiasi tipo in ogni angolo (e abbiamo un’Amsa efficien

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