«Diventerò più cattiva»
Dopo la sospensione per il caso doping: «Lo stop allo sport per il coronavirus? Una scelta inevitabile»
Difficile parlare di liberazione in giornate che sono ammantate di incertezza per il Covid-19. Ieri però è terminato ufficialmente l’incubo personale di Martina Caironi che, dopo 4 mesi di stop, può riappropriarsi ufficialmente della sua vita.
Che effetto le fa lasciarsi definitivamente alle spalle la sospensione?
«Mi sento più libera. Il processo di lento ritorno alla normalità è iniziato un mese fa con l’autorizzazione a riprendere gli allenamenti. Sensazioni dopo la prima corsa? Ero arrabbiata perché ho realizzato che mi stavano per portare via tutto quello che avevo fatto. Qui a Bologna hanno chiuso i campi per il coronavirus e almeno per il momento non posso continuare a prepararmi, posso solo fare un po’ di palestra a casa. Quelle del governo sono scelte inevitabili, bisogna attenersi alle indicazioni dall’alto».
Adesso tutto torna come prima?
«Ora posso tornare finalmente ad avere tutti i miei diritti. Tornerò ad avere uno stipendio da parte del Comitato Paralimpico, riprenderò il mio posto nella Giunta e una volta superato il problema del coronavirus riprenderò tutte le mie attività, a partire da quelle nelle scuole. Il mio obiettivo era e rimane Tokyo».
A livello personale invece? «I danni morali rimangono. Sono un po’ più vigile, più conscia dei rischi del mestiere, non ho più quella fiducia incondizionata negli altri. In futuro sarò più diffidente nei confronti delle persone che ruotano intorno a me, in particolare quelle che possono avere a che fare con la mia carriera in maniera determinante».
Adesso come va il moncone della gamba amputata?
«Sto facendo tanta prevenzione, vado dal fisioterapista e metto olio oltre alle creme lenitive. La situazione è migliorata dopo esser stata 20 giorni senza protesi a gennaio. La ferita si è chiusa ma appena ho ripreso gli allenamenti ho ricominciato a soffrire. Se si dovesse riaprire non saprei ancora cosa poter utilizzare. In questi mesi di stop ho fatto mille visite e prima o poi dovrò operarmi: si tratterebbe di limare l’osso e richiudere. Ma devo stringere i denti fino alle Paralimpiadi perché richiederebbe almeno due mesi di stop».
Cambierà anche il modo di allenarsi?
«Devo ascoltare il mio corpo, non me ne frega più niente se qualcuno interpreta le mie cautele come poca voglia di allenarmi. Un atleta paralimpico non si allena di meno perché c’è meno concorrenza ma perché altrimenti non mette più la protesi e non vive più».
Tornerà all’agonismo al Grand Prix di Parigi?
«Ho accettato l’invito per il Test Event di Tokyo a inizio maggio. Se non verrà fermato dall’emergenza sarà quello il primo appuntamento. Europei? Sto insistendo per farli, vorrei assaggiare una gara importante prima delle Paralimpiadi. Mi sento al 60% ma una cosa è certa: non mi sono dimenticata come si corre, tornerò al 100% e più cattiva di prima».