«Nonno ricoverato, spero sia più forte del Covid-19»
Quando, sabato mattina, ha tagliato il traguardo, Michela Moioli ha dedicato la terza Coppa del Mondo di snowboardcross alla «sua» Alzano Lombardo. Erano le ore in cui il paese, stravolto dal coronavirus (fino a ieri 74 casi di contagio e 11 vittime), viveva nel limbo della decisione sulla zona rossa. Il lunedì successivo anche il nonno materno di Michela, 84 anni, della frazione di Nese, è risultato positivo. E mentre la 24enne dalla Spagna si è spostata in Svizzera per l’ultima gara (anche se la Coppa è già matematica), lui è ricoverato all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo. Ieri gli ha dedicato un post, tenerissimo, sulla sua pagina Facebook. Lo riportiamo integrale, perché riteniamo esprima la situazione che moltissime famiglie (e nipoti) stanno vivendo oggi. «Loro sono i miei nonni, Antonio e Adriana — la premessa accanto alla fotografia dei due anziani con la nipote, alle spalle il verde di Alzano —. Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti. Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo. Antonio, classe 1935. È il tipico bergamasco doc. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti. Il nonno c’è, è presente e apre la bocca solo al momento giusto. «Fa finta di non sentire», dice la nonna, «li sculta chel che ga oia» (ascolta quello che ha voglia). Ad oggi mio nonno è ricoverato nella clinica Gavazzeni a Bergamo, positivo al coronavirus. Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza. Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli (tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da tre settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo virus, spero che tenga duro. Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari: diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto. Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi. Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi».
La dedica Michela Moioli ha scritto su Facebook un bellissimo messaggio sul nonno ricoverato