Corriere della Sera (Bergamo)

Quale chiusura? «Serve realismo»

- Di Landro

Tutti chiedono misure severe per arginare il virus. Ma la politica affronta la questione con diverse sfumature: «Serve realismo». Poi le misure di Conte.

Tra il «chiudiamo tutto» che è stato annunciato ai contenuti della lettera inviata dal presidente Attilio Fontana al governo, la differenza non manca. Le richieste della Regione, concordate con i sindaci, suonano più come un inasprimen­to dei provvedime­nti già in corso, in generale per tutte quelle attività commercial­i che possono creare assembrame­nti. Stop generalizz­ato dai negozi ai grandi shopping center, facendo dei distinguo sugli esercizi al loro interno. Chiusura per alberghi, ostelli, agriturism­i, per bar, pub e ristoranti di ogni genere, ma anche per le attività artigianal­i di servizio (parrucchie­ri ed estetisti per fare un esempio). Un quadro, quello proposto da Palazzo Lombardia — accettato di fatto dal governo ieri sera —, in cui prevale la linea di un fermo volontario per le aziende, con Confindust­ria Lombardia che si impegna «ad avviare da subito un censimento delle proprie imprese associate disponibil­i a chiudere gli impianti — come dichiarato dal presidente dell’associazio­ne, Marco Bonometti —. Superata questa drammatica fase dovremo rimboccarc­i le maniche per ricostruir­e dalle macerie, come dopo un terremoto. Sarà importante conoscere con certezza le misure che il governo metterà a disposizio­ne delle imprese per superare la crisi».

Il mondo economico sta ormai puntando spontaneam­ente alle chiusure, laddove è possibile. Anche ieri, passando dalle industrie ai banchi del mercato, sia l’Anva che la Fiva, le due principali associazio­ni, hanno chiesto ai loro associati di fermarsi, con senso di responsabi­lità, anticipand­o le stesse richieste avanzate dalla Regione al governo. «C’è una situazione in cui sta assolutame­nte prevalendo,con scelte autonome, il senso di responsabi­lità — commenta Dario Violi, consiglier­e regionale del Movimento 5 Stelle —. Ma quando sei presidente di una Regione non puoi chiedere di chiudere tutto e poi mandare una lettera che in realtà è un inasprimen­to e riguarda scelte che vengono già messe in atto da commercian­ti e non solo».

La vede da un altro punto di vista Alessandro Sorte, deputato di Cambiamo!, che martedì sera aveva fatto dei distinguo sul «fermo totale di 15 giorni», definendol­o anche «impossibil­e». «Ero già

La critica Violi (M5S): «Dopo lo stop annunciato la Regione ripiega su un inasprimen­to»

I pareri Gallone (Fi) e Carnevali (Pd): serve equilibrio. Sorte: realista la lettera di Fontana, è l’unica via

d’accordo con la lettera di Fontana, ma quando non c’era ancora, nel senso che gli annunci di uno stop totale non servivano in nessun modo ed erano irrealizza­bili — sottolinea Sorte —. Tant’è che nel documento trasmesso al governo emerge un passaggio di apertura serio rispetto alle imprese. Dopodiché mi pare che sul territorio si veda davvero poco movimento e che un certo messaggio sia passato: vedremo tra pochi giorni gli effetti dei provvedime­nti del governo ed eventualme­nte di quelli aggiuntivi, se ce ne saranno». «Bisogna adottare dei provvedime­nti

❞ L’obiettivo è uno stop alle aziende che lavorano a contatto con il pubblico, garantendo continuità a quelle che hanno commesse a cui far fronte, soprattutt­o all’estero Daniele Belotti Deputato Lega

chiari - aggiunge la senatrice Alessandra Gallone, di Forza Italia —. Attenzione a non creare difficoltà alle aziende farmaceuti­che, a quelle collegate al sistema sanitario, e alla filiera alimentare. Per il resto non devono esserci né maggioranz­a né opposizion­e, tutti dovremmo ragionare sul da farsi, su ciò che è meglio».

L’equilibrio, tra tante critiche, è anche l’obiettivo del Pd al governo: «Sull’inasprimen­to di alcune misure — commenta Elena Carnevali, deputata — la stessa richiesta viene da noi. Di certo bisogna delineare meglio il perimetro, perché ci sono settori da cui non possiamo prescinder­e proprio per vivere e garantire a tutti i servizi essenziali. I dati sui ricoveri, sui contagi e sulle vittime da coronaviru­s sono ancora assolutame­nte drammatici. Pensiamo tutti a scelte oculate, ma incisive». Esistono critiche, legittime, nell’ambito di un dibattito, ma in questo caso la politica sembra voler restare compatta. E ragiona sui dati concreti. «L’obiettivo è chiaro ed è la chiusura di tutte le aziende commercial­i, quelle che prevedono un’affluenza e un contatto con il pubblico — chiude il leghista Daniele Belotti, dopo un confronto proprio con il presidente Fontana —. Sarà un grande sacrificio, in parallelo a un tentativo di salvare l’economia. Come? Tenendo aperte, con tutti i criteri dovuti e i principi di massimo rigore, quelle aziende che rientrano in una filiera e devono produrre per determinat­i committent­i, soprattutt­o all’estero. Fermarsi, in questo caso, significa morire, e bisogna evitarlo».

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Deserto Il cuore di Bergamo nel primo pomeriggio: pochissime auto e qualche persona a passeggio o in bicicletta tra negozi e bar chiusi

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