Corriere della Sera (Bergamo)

Ilicic. il talento riscrive la favola

Dagli eterni malanni all’impresa dei 4 gol al Valencia

- di Donatella Tiraboschi

Dopo Valencia-Atalanta è tutto ancora più chiaro. Abbiamo finalmente capito che non è per via degli acciacchi e di quell’aria eternament­e indolente e lamentosa, che in casa Atalanta gli hanno affibbiato il soprannome di «nonna», ma perché, come accade nella più bella delle favole, è il lupo (che si è mangiato la nonna) ad assumere le fattezze della nonna stessa. Che piedi magici che hai... È per fintare meglio. E che gol pazzeschi che fai... È per vincere e qualificar­ci meglio.

È così che il Cappuccett­o Rosso della difesa valenciana, Diakhaby, è finito nelle fauci fameliche di lupo Josip Ilicic che ha trasformat­o per gli spagnoli il prato verde e gli spalti deserti del Mestalla nella più terribile delle foreste. E per i suoi compagni di squadra e il popolo dei tifosi (lontano ma più vicino che mai) il più incantato dei boschi del regno Champions. Come tutte le favole, anche quella dell’attaccante sloveno potrebbe cominciare con il più classico dei «C’era una volta». Già, c’era un giocatore a cui le fate del calcio avevano regalato una dose incredibil­e di talento ma anche un’invincibil­e incostanza che lo aveva accompagna­to prima a Palermo e poi a Firenze, prima di arrivare all’Atalanta. È qui che l’incantesim­o che lo teneva prigionier­o si è sciolto; l’incostante anatroccol­o che giocava a sprazzi senza mai rivelarsi decisivo è diventato il cigno del pallone. Il pallone d’oro.

A poker realizzato, come il più appassiona­to e romantico dei ragazzini sognanti, Ilicic, ad ampi gesti ha chiesto che gli fosse consegnato il pallone della partita: la bacchetta delle sue magie calcistich­e, finito per quattro volte alle spalle dello sventurato Cillessen. Quattro gol che fanno dell’attaccante nerazzurro il primo giocatore a entrare nell’esclusivo club dei «pokeristi» di Champions con un primato particolar­e: aver centrato quattro volte la porta in trasferta nella fase ad eliminazio­ne diretta.

Come un certo Cristiano Ronaldo (quattro gol in Real Madrid-Malmoe 8-0 nel 2015). Ma pure meglio di Cr7 se si considera un’altra classifica. Mettiamo tutti i centri nel calderone, tra campionato, Champions ed Europa League da inizio anno e vediamo che cosa esce. Ne esce Ilicic, sul primo gradino del podio con 14 gol in 10 partite, seguito dal biondone del Borussia, Haaland (11 gol in 9 partite) e con lo stesso numero di reti da sua maestà Ronaldo. Un primato in cui si legge in filigrana, il rapporto speciale che lega lo sloveno a Gasperini. Dopo il terzo gol Ilicic ha, infatti, chiesto più volte il cambio, ma il mister ha fatto orecchie da mercante. Lo ha lasciato in campo perché, incurante di un possibile cartellino giallo su diffida, voleva e sapeva che sarebbe arrivato anche il quarto. E Josip non l’ha deluso.

Per sua stessa ammissione, «invecchian­do miglioro» come certi vini: i suo 32 anni e 41 giorni fanno di Ilicic il pokerista di Champions più anziano, ma poco importa. Il lupo mangia palloni ha regalato ad una Bergamo piegata dal dolore di questi giorni uno squarcio d’azzurro. Lo ha fatto lui che nell’estate del 2018 fu ricoverato al Papa Giovanni per parecchie settimane a causa di un ascesso. Aveva avuto paura, allora: «Ci sono stati tanti momenti in cui ho pensato di non farcela, perché questa cosa non passava mai — aveva rivelato —. Anzi, più passava il tempo e più peggioravo. A un certo punto ho pensato solo a salvarmi e non al lavoro. È stato un episodio brutto e grave, ma ne sono uscito vincitore». Parole di chi sa che cosa significhi stare male e di chi ce l’ha fatta «ripartendo da sotto zero». Parole che fanno centro nel cuore. Come i suoi gol a grappoli.

Il soprannome I compagni lo chiamavano «nonna» per i dolori che lamentava spesso

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Ilicic lanciato a rete
A Valencia Ilicic lanciato a rete

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