«Mascherina e spesa al cancello Così rifornisco le famiglie»
Ascom promuove una rete di botteghe e farmacie per consegnare i beni di prima necessità nei paesi Il fruttivendolo di Albino: più lavoro, ma che tristezza
Danilo Pasini ha 63 anni e con la moglie, da 35, porta avanti un negozio di frutta e verdura ad Albino, in via Roma. «È già tre giorni che ci chiamano in parecchi. C’è anche un po’ di più di lavoro, ma è lavoro triste», dice per raccontare il servizio di spesa e pasti a domicilio che molti negozianti della provincia, su input dell’Ascom, hanno organizzato o potenziato, per l’emergenza coronavirus. L’idea è convincere, soprattutto gli anziani, a non muoversi da casa e poi di offrire un supporto a chi è malato oppure in quarantena. Per il momento hanno aderito commercianti di 26 paesi: dai più colpiti come Albino, Alzano e Zogno a Scanzorosciate, Ciserano, Caravaggio, Treviolo, Tavernola, per citarne alcuni. Sono fruttivendoli, panifici, supermercati, farmacie.
«Abbiamo colto lo spunto partito da alcune amministrazioni di quella che sarebbe dovuta diventare la zona rossa in Val Seriana e lo abbiamo esteso a più comuni, la mappa è in continuo aggiornamento — spiega il direttore di Ascom Oscar Fusini —. Sappiamo che anche solo uscire a fare la spesa può esporre gli anziani al contagio. E sappiamo che le grandi catene che consegnano a domicilio per le tante prenotazioni stanno avendo giorni di ritardo. Questo servizio è telefonico, dunque più facilmente accessibile agli anziani, e in più consente di avere la spesa in tempi più celeri».
«Facciamo quello che possiamo, stando attenti anche alla nostra salute — riprende Pasini —. Arriviamo con guanti e mascherina e i clienti ci lasciano i soldi nella cassetta della posta, dove noi mettiamo il resto. Cerchiano di evitare i contatti e raccomandiamo a tutti di stare in casa». Lo ripete anche Marinella Passera della Casa del pane, in via San Pietro, ad Alzano: «Vedi in giro queste nonnine che non la capiscono di stare in casa — dice —. Ci chiamano, ma siamo abbastanza tesi perché stiamo finendo le mascherine. Abbiamo scritto all’amministrazione per farlo presente, non si trovano. Sono riuscita a rechiederci cuperare il disinfettante da tenere in negozio. Chiediamo a tutti di lavarsi le mani, tengo sempre la porta aperta e poi candeggina a go-go. Sembra di entrare in una farmacia». Nell’elenco, sempre ad Alzano, c’è la macelleria Licini, ma da ieri ha abbassato la saracinesca: «Il papà ha la febbre, stiamo avvisando che resteremo chiusi». Al Conad di Zogno risponde Fabrizio Cattaneo. «Il Comune ci ha interpellato sabato per di consegnare i beni di prima necessità agli over 65 — spiega Cattaneo —. Conto di essere pronto per lunedì, perché ho 6 dipendenti su 28 a casa, sto facendo fatica anche a gestire anche il negozio». Richieste, comunque, sono già arrivate: «In due giorni una decina di note spesa — prosegue Cattaneo —. Cerco di fare quello che riesco, penso di organizzarmi per fare le consegne due volte la settimana, il margià tedì e il giovedì, di più non ce la faccio».
Sono i commercianti in trincea, che non possono mollare. Molti altri hanno scelto responsabilmente di chiudere le loro attività per ridurre le occasioni di contagio: «È una scelta coraggiosa — commenta Fusini —, ma, se vogliamo ripartire più forti, dobbiamo prima sconfiggere questa epidemia». E ieri anche da il presidente degli ambulanti aderenti a Confcommercio ha scritto ai colleghi per invitarli a restare a casa e a sospendere momentaneamente la loro attività.