La canapa in edilizia Studi e libro di Perletti
La crisi climatica in atto, che sta cambiando gli equilibri del nostro pianeta, lancia la sfida di ripensare secondo nuovi parametri il consumo energetico globale, ancora strettamente connesso a un massiccio utilizzo delle risorse fossili. E costringe a farlo anzitutto in un settore come quello delle costruzioni, che incide con una percentuale considerevole sulle emissioni in atmosfera. Un edificio, infatti, genera impatto ambientale non soltanto dal momento in cui viene abitato, ma sin dal periodo della sua fabbricazione, poiché i materiali che lo compongono consumano energia già durante le differenti fasi dell’estrazione, lavorazione, trasporto e messa in opera. Di qui la necessità di una nuova consapevolezza, che consenta di dirigersi verso un’edilizia sostenibile che privilegi l’impiego di materiali da costruzione naturali e rinnovabili come il legno, il bambù, la terra cruda e la canapa.
Proprio in questa direzione si muove il recente volume «Costruire sostenibile con la canapa» ( foto) curato dall’architetto Marco Adriano Perletti, che concorre a tracciare nuove strade in questo scenario edificatorio di maggiore sensibilità per l’ambiente, diffondendo la conoscenza della canapa nel mondo delle costruzioni, come importante alternativa. Si tratta, del resto, di una pianta dalle molteplici qualità e dai molti usi. Sulla penisola italiana veniva coltivata fin dall’antichità, e alla metà del secolo scorso il nostro Paese ne era il secondo produttore mondiale: ma poi l’associazione dell’arbusto alle sostanze stupefacenti e gli accordi economici del secondo dopoguerra lo penalizzarono in modo decisivo, favorendo le fibre sintetiche. E tuttavia negli ultimi anni si sta assistendo a un rinnovato interesse per questa pianta versatile, che si adatta alle diverse condizioni climatiche, cresce velocemente, sottrae anidride carbonica all’atmosfera e rigenera il suolo depurandolo dagli inquinanti. E la cui biomassa, inoltre, si presta a una vastissima gamma di usi industriali e artigianali, tra cui – appunto − la produzione di materiali da costruzione ecosostenibili.
I cinque capitoli che scandiscono il libro affrontano l’argomento da differenti angolazioni. Dopo un preliminare excursus storico, dalle origini della coltivazione della sub-specie Sativa fino alla contemporaneità, e dopo i necessari inquadramenti botanici e agronomici, il secondo capitolo entra nel merito dell’applicazione costruttiva della canapa che, abbinata a leganti di calce, rappresenta un duttile biocomposto impiegato per realizzare massetti di sottofondo, riempimenti d’intercapedini, intonaci e malte, nonché blocchi per la fabbricazione di murature. La spiegazione teorica è poi corredata da un repertorio di progetti che esemplifica concretamente l’uso delle varie tipologie di materiali a base di canapa nella prassi costruttiva italiana. Né mancano sguardi sull’attualità attraverso la presentazione di recenti ricerche scientifiche sulle prestazioni e sul ciclo di vita dei materiali edilizi in canapa, che consentono anche di prospettare possibili scenari di sviluppo futuro. Un futuro che è già alle porte, dal momento che «la storia ci porta inevitabilmente a rivedere il nostro modo di costruire e questa è una scelta che ormai non si può più rinviare».