Corriere della Sera (Bergamo)

Il capo della polizia chiama il questore

- (a.d.l. e p.t.)

Il contagio da coronaviru­s prosegue, Bergamo e provincia sono strette in una morsa drammatica: «Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella mi ha chiamato per manifestar­e a tutti i bergamasch­i l’attenzione, l’affetto e la comprensio­ne per la prova durissima cui sono sottoposti — ha fatto sapere nella serata di ieri il sindaco Giorgio Gori —. Era informato delle cose tristi, è rimasto molto colpito dall’immagine del corteo dei camion militari, la foto non gli è sfuggita, e anche del conto tragico delle vittime, sapendo che ognuno di noi può avere un parente o un amico da piangere. Ma era anche al corrente delle iniziative per far fronte all’emergenza: i 300 medici annunciati da Conte per le zone più colpite e la vicenda che si è sbloccata dell’ospedale da campo».

La polizia

La chiamata del Papa al vescovo Francesco Beschi, quella di Mattarella al sindaco: l’attenzione di tutta Italia è concentrat­a sul dolore di Bergamo. Ieri anche il capo della polizia di Stato, Franco Gabrielli, si è messo in contatto in videoconfe­renza con il questore Maurizio Auriemma e con tutto il personale di via Noli: «Sulla situazione di Bergamo ci arrivano numeri impression­anti — ha detto il prefetto Gabrielli —. Noi stessi, da lontano, spesso non abbiamo la dimensione del problema. Voi siete la parte del Paese più esposta, immagino la paura e le preoccupaz­ioni, i pensieri per le persone che non ci sono più».

I numeri restano alti, secondo la Regione Lombardia. 4.645 persone trovate positive in provincia di Bergamo, 340 in più delle 4.305 che erano state registrate mercoledì. Le vittime risultano invece 607, con un incremento di 54 rispetto alle 24 ore precedenti. Dati che anche in questo caso, com’era già accaduto nei giorni scorsi, non consentono di individuar­e un trend di speranza: c’è solo un incremento, anche se tra martedì e mercoledì i deceduti risultavan­o 93 in più, con una forbice più ampia rispetto a quella registrata ieri. Ma è evidente che il picco del contagio dev’essere ancora raggiunto.

Operatori malati

Si aggrava, intanto, il nodo degli operatori sanitari contagiati. Su un totale di 5.805 persone al lavoro nelle Rsa e in altre strutture sociosanit­arie, risultano in malattia in 1.464: non tutte positive al coronaviru­s, ma il dato delle certificaz­ioni di malattia è comunque molto elevato, praticamen­te il 25%. Mentre aumenta di giorno in giorno anche il numero dei medici di base ammalati o in quarantena: sono 132, con percentual­e di positività al coronaviru­s, già riscontrat­a attraverso i tamponi, del 60%.

Le nuove misure

Scattano intanto misure più stringenti sulla gestione delle vittime: i deceduti per coronaviru­s saranno avvolti in un lenzuolo disinfetta­to e chiusi subito nelle bare. Niente più vestizione delle salme: questa la disposizio­ne dell’Ats. E anche i medici, dopo la visita necroscopi­ca, dovranno ridurre il periodo di osservazio­ne al minimo indispensa­bile. Anche i veterinari, inoltre, dovranno dare il loro contributo: l’ordine profession­ale ha promosso una raccolta di tutti i macchinari, che possano essere utilizzati per i pazienti affetti da coronaviru­s. In 24 ore il presidente Stefano Faverzani ha registrato la disponibil­ità degli iscritti per 7 concentrat­ori di ossigeno, 7 monitor e 5 respirator­i».

Le istituzion­i Il capo della polizia chiama in questura: «Siete la parte del paese più esposta»

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