Telelavoro, sindaci contro Cgil
La Cgil intima ai Comuni di far fare ai dipendenti il lavoro agile. Un modo per tutelarli in questi giorni di emergenza sanitaria. «Ci arrivano segnalazioni di enti pubblici che non hanno ancora attivato il lavoro agile», scrive il responsabile funzioni locali Fp Cgil di Bergamo, Dino Pusceddu, in una diffida a prefetto e sindaci. La Cgil chiede ai Comuni di avviare, almeno per alcuni settori, lo smart working. «Forse la Cgil non sa o non ha ancora capito che i Comuni, quelli medio-piccoli, in questo momento hanno altre priorità per l’emergenza e sono impegnati — scrive su Facebook il sindaco di Azzano Lucio de Luca — a garantire e mantenere i servizi essenziali. E mancano strumenti informatici per i dipendenti». to la decisione di estendere la sospensione temporanea dell’attività nei propri stabilimenti italiani di Stezzano, Curno, Mapello e Sellero fino al 29 marzo.Un posticipo che l’azienda qualifica come «un atto di responsabilità necessario per tutelare la salute e la sicurezza delle proprie persone e per intensificare le misure collettive di contenimento alla diffusione del virus». L’emergenza ha toccato anche l’industria alimentare: alla Sanpellegrino lavorano 2 linee su 11, e circa 500 lavoratori del settore sono a casa in malattia, anche in questo caso per diverse patologie.Nell’edilizia hanno chiuso 30 aziende per circa 3000 lavoratori, mentre nel tessile (dove Albini ha già chiuso) e nel comparto gomma-plastica, se lo Smart working viene praticato in ambito amministrativo, la produzione viaggia a ritmi ridotti. Le aziende chimiche al contrario stanno quasi tutte lavorando, con poche eccezioni anche se il Gruppo Radici ha già avanzato richiesta di Cassa integrazione guadagni ordinaria. In difficoltà le aziende di grafica e carta, con circa 3.500 lavoratori coinvolti, bloccato il turismo dove con bar e ristoranti chiusi, oltre 30.000 sono senza lavoro e in attesa di ammortizzatori sociali.