Val di Scalve, il Covid dagli sciatori
L’assalto alle piste di due settimane fa. Tre medici malati, li sostituisce un militare
I tre medici di base sono malati, li sostituisce un collega militare. Nella casa di riposo ci sono stati i primi decessi. Il virus si è arrampicato fino in Val di Scalve. I sindaci pensano all’assalto alle piste da sci, di due settimane fa e a nodo delle seconde. «Stop alle aziende», ha chiesto la Comunità montana, ma quasi nessuna ha accettato.
«Quando è arrivata quest’occasione abbiamo pensato tutti che non potevamo sprecarla». E i chirurghi dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII non l’hanno fatto. Nonostante la pressione a cui sono sottoposti. In terapia intensiva da oltre un mese e in condizioni gravissime, un paziente 54enne, affetto da fibrosi polmonare (una malattia nella quale il tessuto polmonare sano viene sostituito da tessuto connettivo/cicatriziale rigido che impedisce di respirare correttamente) aspettava quello che in questi tempi, è un miracolo: due polmoni nuovi. Che sono arrivati da un uomo deceduto in un ospedale del Lazio.
Da qui il via alla task force: un volo privato ha portato a Ciampino i medici bergamaschi Mara Giovannelli e Marco Fabrizio Zambelli, che dopo il prelievo hanno portato gli organi a Bergamo. Ad attenderli c’era l’équipe del dottor Michele Colledan, direttore del Dipartimento di insufficienza d’organo e trapianti del Papa Giovanni XXIII, con i chirurghi Annalisa Amaduzzi e
Antonio Camillò e gli anestesisti Giusy Starita e Bruno Carrara. Colledan sottolinea come «un trapianto di polmone è un intervento complesso ma che qui a Bergamo affrontiamo di frequente, l’anno scorso ne abbiamo eseguiti 13. Ma stavolta è stato necessario uno sforzo enorme in più da parte dell’intero ospedale: in questo momento — afferma— noi operatori siamo tutti impegnati anche nella cura dei pazienti con polmonite da Covid-19, dall’equipe chirurgica alla terapia intensiva pediatrica diretta da Ezio Bonanomi fino alla pneumologia del professor Fabiano Di Marco, che ha seguito il paziente trapianto prima e lo seguirà dopo, così come sta facendo con chi è affetto dal virus». L’intervento è durato sette ore e mezza: c’è stata una buona ripresa della funzione polmonare e ora il paziente è in condizioni critiche ma stabili e in progressivo miglioramento, supportato dall’ossigenazione extracorporea Ecmo.