Corriere della Sera (Bergamo)

Se la malattia sale in alta valle «È stato l’assalto alle piste»

Il contagio ha raggiunto i quattro Comuni della Val di Scalve Malati i tre medici di base, sostituiti da un collega militare Primi decessi nella casa di riposo. Il nodo delle seconde case

- Fabio Paravisi

La lettera La Comunità montana ha chiesto alle aziende di fermarsi: quasi nessuna ha accettato

Ci avevano sperato, forse ci avevano anche creduto: la valle è lontana e isolata, con molto territorio e pochi abitanti, forse il virus si sarebbe dimenticat­o di loro. Invece l’epidemia si è arrampicat­a anche in Val di Scalve e sta facendo pagare il suo tributo. Prima di tutto ai più anziani.

Alla casa di riposo di Schilpario tre persone sono morte venerdì e altre due erano decedute domenica scorsa: in totale tre donne e due uomini fra gli 82 e i 96 anni. «Noi siamo stati fra i primi a chiudere tutto tre settimane fa, quando non era ancora obbligator­io: entrano solo operatori e fornitori, tutti con le protezioni — racconta Luciano Pizio, direttore della “Bartolomea Spada”, 53 ospiti —. Per un po’ è andata bene, ma c’è stato un tracollo improvviso. L’ultimo è stato un signore che un’ora prima ci aveva detto di stare meglio. Per fortuna quasi tutti gli ospiti sono in buone condizioni». La casa di riposo può contare su un medico che arriva tutti i giorni da Darfo. Per il resto della valle le cose sono più complicate, visto che i tre medici di base sono tutti malati. Sono stati sostituiti da un sanitario militare che riceve nell’ex ospedale di Vilminore: la mattina i pazienti di Azzone e Colere, il pomeriggio quelli di Schilpario e Vilminore. Ma solo per visite e ricette, per ordini superiori non va a domicilio. Chiusa per malattia anche la farmacia di Colere: una volta che il medico ha prescritto i farmaci sono gli alpini ad andare a ritirarli negli altri paesi.

Anche una delle ambulanze è sparita: quella dell’Anpas è stata richiamata a Castione all’inizio dell’emergenza ed è rimasta là. Ne è restata una sola, quella della delegazion­e della Croce rossa che era utilizzata nel week end ed è affidata ai volontari. «Che però, nonostante il grande impegno, sono appunto volontari e non medici — precisa il sindaco di Schilpario Marco Pizio —: possono provare la febbre e misurare la saturazion­e del sangue, o soccorrere nei casi di emergenza, ma non molto di più».

«Per un po’ pensavamo davvero che saremmo restati lontani dal contagio, poi due settimane fa c’è stato l’assalto alle piste da sci di Colere con molta gente in giro per tutta la valle: avranno pensato che la Presolana facesse da filtro — dice il sindaco di Vilminore Pietro Orrù —. Adesso ci siamo in mezzo anche noi». Certo,

5 persone

sono morte tra domenica e venerdì alla casa di riposo di Schilpario: avevano 82, 84, 89, 92 e 96 anni

visto che la valle ha in tutto 4.500 abitanti, i numeri sono limitati. Almeno quelli ufficiali: «Non so — dubita il sindaco di Azzone Mirella Cotti Cometti, dove il primo caso è stato segnalato proprio ieri —. Secondo la prefettura siamo stati a zero per settimane anche se sentivo di diversa gente malata. Va bene che siamo montanari e quindi prima di andare dal dottore ci pensiamo due volte, ma è una situazione assurda». «Senza contare che a volte ci comunicano la positività di persone che nel frattempo sono già morte», aggiunge Orrù.

A complicare le cose potrebbero essere le persone da fuori che hanno cercato rifugio nelle seconde case: «Ne sono arrivati molti all’inizio poi alcuni se ne sono andati e altri sono rimasti — spiega il sindaco di Schilpario —. Ma per fare i controlli ci sono solo due vigili in tutta la valle, e c’è gente che magari viene su di notte. Un conto è affrontare l’emergenza per 4.500 persone, un altro per cento o mille di più. Sempre sperando che la casa di riposo regga».

Ci sono poi i pendolari, che lavorano in zone ad alta densità di contagio, e le aziende della valle ancora attive. La Comunità montana ha tentato di convincere gli imprendito­ri con una lettera per chiedere loro «di darci una mano, voi che siete padri di famiglia prima che datori di lavoro, affinché tutti, compresi i vostri dipendenti, stiano tutelati appieno. Sospendete, o, ove non fosse possibile, organizzat­e le vostre attività lavorative cosi da azzerare o ridurre la possibilit­à di trasmissio­ne del virus. Non aspettiamo che ci venga imposto dall’alto».

Risultato: «Si sarà fermato l’1-2% — dice Orrù —. Io ne ho chiamati una quarantina: mi hanno detto che ci sono grosse commesse che non possono perdere». Ma un aiuto è arrivato proprio da un’azienda. La Gap di Sovere (il cui fondatore era figlio di un ex presidente della Comunità montana) in una mattina ha raccolto e donato ai paesi della valle 5 mila mascherine.

❞

Tanti nelle seconde case: difficili i controlli Marco Pizio Sindaco Schilpario ❞

A volte ci avvisano la positività di deceduti Pietro Orrù Sindaco Vilminore

 ??  ?? Donazione Le consegna delle mascherine acquistate dalla Gap - Gruppo Piantoni di Sovere al Comune di Vilminore
Donazione Le consegna delle mascherine acquistate dalla Gap - Gruppo Piantoni di Sovere al Comune di Vilminore
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy