La trincea dei farmacisti
I titolari raccontano tutte le difficoltà Fino a 300 clienti al giorno, anche nei paesi Le consegne di medicinali a domicilio
Le telefonate, il boom di richieste di ossigeno, le code dei clienti: tempi durissimi anche per i 1.350 farmacisti bergamaschi.
Più che un post su Facebook è un grido. Quello di chi scrive che «non ce la fa più a vedere gente soffrire e morire». Ha la passione per le scalate, Matteo Castelli, 31 anni, uno dei 1.350 farmacisti della Bergamasca, ma questa emergenza, per lui con farmacia a Selvino, è come un Ottomila da scalare. A mani nude e senza ossigeno. Ecco, l’ossigeno. In farmacia è uno dei prodotti più richiesti, ma le forniture scarseggiano. Alla farmacia San Martino di Alzano Lombardo «in una notte che non dimenticherò mai, l’8 marzo — racconta il dottor Andrea Raciti —, ho ricevuto 42 richieste di bombole di ossigeno». Un tempo neanche troppo lontano ogni farmacia aveva in dotazione almeno una decina di bombole, poi una disposizione di legge ha modificato tutto. «Ci hanno obbligato a rottamarle. E con la prescrizione secondo cui solo chi è proprietario della bombola può riempirla, sul territorio si sono perse decine di migliaia di forniture — spiega la dottoressa Antonella Doneda, farmacista a Pedrengo —. Potevano essere prescritte solo dall’Ats, ma fortunatamente ora possono farlo anche i medici di base, ma le aziende fornitrici, che contattiamo tramite un’apposita piattaforma, fanno fatica a consegnare». Tanto che la farmacia Gaio di Chiuduno invita i clienti a riconsegnare bombole vuote che non utilizzano più, così da poterle ricaricare per chi ha bisogno. Fatica è l’altra parola ricorrente, per servire centinaia di persone al giorno (anche 300 in farmacie di paese), per rispondere al telefono che squilla in continuazione, o per organizzare consegne di farmaci a domicilio. «Siamo dei sanitari anche noi — prosegue Raciti — e la farmacia è la prima linea a cui si rivolge la gente». La San Martino è ad un passo dall’ospedale di Alzano e la gravità della situazione si è percepita subito. «La mattina del 23 febbraio — ricorda Raciti — quando l’ospedale è rimasto chiuso la gente si è precipitata qui da noi, decine di persone che chiedevano il perché di quella chiusura, alla ricerca di mascherine e dispositivi di protezione. Il giorno dopo altre decine di pazienti, soprattutto da Nembro, si sono presentate da noi con febbre alta e congiuntivite».
Oggi si aggiunge la fatica di veder diluire i tempi di attesa perché le nuove normative obbligano il farmacista all’inserimento e alla stampa di codici per le ricette telematiche. Tempi di attesa che si allungano, ma, aggiunge il dottor Sandro Marzani, titolare con la moglie Antonella Donadoni delle farmacie di Petosino e Sorisole: «La gente è molto meglio di quello che si pensa». Rispetta le precauzioni, le distanze durante l’attesa, che si potrebbero allungare dal momento in cui bisognerà misurare la temperatura ai clienti che entrano in farmacia. «I termometri frontali non si trovano — commenta la dottoressa Maristella Passalia, bergamasca, farmacista a Paderno d’Adda —. Proviamo la febbre sotto le ascelle? E poi chi mettiamo all’ingresso? Siamo già con gli organici ridotti al minimo, molti collaboratori e gli stessi farmacisti sono a casa ammalati, non abbiamo personale da dedicare a questa operatività». I dispositivi di protezione personale restano sempre in cima alle richieste. Le mascherine sono difficili da trovare («I fornitori ci restituiscono i bonifici dei pagamenti anticipati, perché non possono inviarci gli ordini» chiarisce Doneda), quanto ai gel disinfettanti, Passalia specifica come sia ingiusto tacciare i farmacisti di speculazione sui prezzi, argomento che ha spopolato sui social: «È possibile che già il prodotto sia stato pagato di più al distributore, ma che pure a fronte di una maggiorazione che il farmacista può praticare entro certi limiti, lo abbia ugualmente voluto per non lasciare sprovvista la propria clientela».
La situazione è al limite anche perché i corrieri non consegnano. «Ho parecchie forniture in giacenza, ma i nostri spedizionieri hanno
Val Seriana
Quando l’ospedale è rimasto chiuso la gente si è precipitata qui, decine di persone che ci chiedevano il perché Andrea Raciti Alzano Lombardo
❞ La situazione Ho parecchie forniture in giacenza, ma i nostri spedizionieri hanno paura. Loro si fermano, Amazon invece no Sandro Marzani Sorisole
paura. Loro si fermano, Amazon, invece, no» evidenzia Marzani, pronto a mettere l’accento sulla mancanza di presidi di protezione dei farmacisti che, anche, in questo si sono dovuti attrezzare da soli. Molti hanno installato una barriera di plexiglass , che li separi dai clienti. Meglio di niente, ma comunque poco per una categoria che combatte una guerra con lo spadino, quando ci vorrebbe un bazooka. «Molte cose si danno per scontate — conclude Raciti — ma sotto molti aspetti lo Stato ci ha dimenticato. Sto tenendo un quaderno dove segno tutto quello che sta succedendo, tutto quello che stiamo vivendo e subendo». Per esempio? «Ci sono aziende che per fornire un farmaco mettono paletti e ci costringono a comprare altri prodotti».