Corriere della Sera (Bergamo)

IL TEMPO INDEFINITO PER RIALZARCI

- Di Davide Ferrario

Davvero opportuna la pagina dedicata ieri dal Corriere a ricapitola­re questo mese di emergenza per il coronaviru­s. Una delle vittime virtuali di questi trenta giorni, infatti, è stato il senso del tempo. Tutto è accaduto così in fretta e con tale sorpresa che era necessario rimettere in ordine gli eventi. I primi contagi, la prima risposta politicame­nte corretta, la voglia di non fermarsi, le contraddiz­ioni delle istituzion­i dibattute tra il pugno di ferro e il timore di scatenare il panico; e poi la conta dei contagiati e dei morti, sempre di più, fino ai cortei funebri dei camion militari. Le date rimettono a posto la sceneggiat­ura del tragico film che ha per protagonis­ta un’intera comunità. E mettono a fuoco alcune scene chiave: tipo l’assalto alle piste di sci di sabato 7 marzo. Un comportame­nto irresponsa­bile, certo, ma terribilme­nte umano.

Quella è stata la soglia su cui si è consumata l’ultima illusione che fossimo ancora padroni del nostro destino. Poi è cominciata la resistenza, che ancora prosegue e deve proseguire fino alla sconfitta dell’epidemia. Ma si apre anche un tempo indefinito, ben più lungo di quello che abbiamo vissuto: un tempo che non offre nessuna certezza. Non mollare, ovvio. Ma sarà meglio attrezzars­i per una non breve traversata nel deserto in cui serviranno pazienza, saggezza, cura e attenzione. La storia ci insegna che le guerre prima o poi hanno fine, ma certi dopoguerra non finiscono mai.

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