Troppa gente Discariche chiuse
Tanti stanno approfittando di questi giorni per tagliare l’erba o pulire casa. Capita così che si creino assembramenti nelle discariche. E i sindaci corrono ai ripari chiudendole.
In media, in questi giorni, lavorano dalle 7 del mattino a mezzanotte. Ma c’è anche chi resta sveglio fino alle due di notte per rispondere a tutti i cittadini che chiedono informazioni o aiuto. Sono i sindaci della Bergamasca, anche loro in prima linea in quest’emergenza. Pochi squilli e rispondono tutti. E chi è al telefono, richiama subito. Ogni loro attività ha un obiettivo: contenere il contagio da Covid-19. Per questo, dopo aver subito sigillato biblioteche e parchi, ora stanno chiudendo le discariche. «Per due o tre giorni, ho avuto la coda fuori dalla piattaforma ecologica, non va bene — racconta il sindaco di Torre Boldone, Luca Macario —. Ho dovuto chiuderla e ora la teniamo aperta, ma su appuntamento, solo per le attività commerciali».
A Scanzorosciate, invece, la discarica è stata chiusa perché gli operatori sono malati. «La priorità — spiega il sindaco Davide Casati — è la raccolta porta a porta, che viene garantita. Capisco che molta gente abbia voglia di fare giardinaggio o sistemare casa in questi giorni in cui non si può uscire, ma serve buonsenso. In tanti mi scrivono o chiamano perché vogliono tagliare l’erba e poi smaltirla alla discarica. Non si può, io sto sveglio fino alle due di notte per rispondere a tutti. Ci terremo l’erba alta per un po’, ora abbiamo problemi più gravi, devono capirlo tutti».
Anche a Stezzano la piatta
❞ C’è chi arrivava alla piattaforma ecologica per smaltire un unico sacchetto, così non va bene, l’ho dovuta chiudere Simone Tangorra Sindaco di Stezzano
forma ecologica era diventata un posto troppo frequentato, soprattutto dagli anziani. «Capisco chi è a casa e non ha niente da fare — dice il sindaco Simone Tangorra —, ma ho dovuto chiudere la discarica per gli assembramenti. C’è chi arrivava con un solo sacchetto da smaltire. Noi abbiamo anche chiuso da giorni la casetta dell’acqua: era difficile igienizzare la pulsantiera».
I sindaci non si stanno limitando a chiudere posti troppo affollati, ma cercano anche di inventare nuovi servizi. Con l’aiuto dei volontari. «Noi ci siamo organizzati per consegnare i farmaci con l’aiuto dell’associazione Croce Oro — spiega il sindaco di Stezzano — e la spesa con la collaborazione degli alpini. E adesso stiamo anche mettendo a disposizione dei cittadini una psicologa tramite una convenzione fatta con la casa di riposo».
Così i sindaci provano a occuparsi di tutte le necessità. Settimana scorsa quello di Azzano, Lucio De Luca, si è messo a cercare ovunque l’ossigeno per un suo concittadino. «L’ho fatto per una persona di 57 anni, che ora è intubata — racconta De Luca —. Quel giorno ho chiamato tutte le farmacie che potevo e gli istituti. Alla fine — racconta — l’ho trovato in una Rsa. Gliel’ho portato io, ma non c’è stato bisogno di attivarlo perché in quel momento è arrivata l’ambulanza, che era stata chiamata 12 ore prima. Noi sindaci facciamo tutto quello che possiamo. La gente è disperata, ci scrive o ci chiama perché non sa più che fare. Tanti medici sono malati o non riescono ad andare da tutti. E tanti si arrangiano come possono: c’è chi ha un padre o una madre anziani e malati. Che possono fare? Li accudiscono, non li lasciano soli. Così però temo che molta gente si stia ammalando, per accudire i familiari».
Il sindaco di Seriate, Cristian Vezzoli, si è invece messo al lavoro con la Protezione Civile per sgomberare i banchi della chiesa di San Giuseppe, a Seriate, che sta ospitando decine di bare in attesa della cremazione. «Ho anche chiamato le farmacie e i negozi alimentari per strutturare le consegne a domicilio. Noi sindaci — racconta Vezzoli — non firmiamo solo atti, proviamo anche così a stare accanto ai nostri concittadini».
Il rischio contagio Il sindaco di Azzano, De Luca: «Famiglie costrette a curare i parenti malati a casa»