Alessio Boni: «La poesia ci salverà»
L’attore appena diventato padre: «È la scoperta di un nuovo amore»
Se non salverà il mondo, la poesia almeno ci farà compagnia in queste interminabili giornate. Ne è convinto Alessio Boni, neo papà di Lorenzo, venuto alla luce domenica in una clinica milanese: l’attore di Sarnico ha partecipato alla Giornata mondiale della poesia, leggendo dai canali di Firenze Tv, le liriche di Alda Merini. Da allora, ogni giorno posta su Instagram, Facebook e Twitter un testo, passando dal «Sonetto 116» di Shakespeare a «Compito in classe» di Jacques Prévert, da «Nostalgia» di Nazim Hikmet a «Scrivere un curriculum» di Wislawa Szymborska.
Boni, in questa situazione di emergenza sono molti i suoi colleghi che comunicano attraverso i social. È un modo per fare qualcosa per il prossimo?
«Non sono un medico, né un politico. Per prima cosa, mi sono sentito con Cristina Parodi, decidendo di aderire alla campagna del Cesvi che, dopo quella di Fedez e Chiara Ferragni per la nuova terapia intensiva al San Raffaele, con oltre 1,2 milioni di euro a favore del Papa Giovanni, ha raccolto di più. Poi, da artigiano della parola, mi sono messo a disposizione perché la poesia è densa, la accogli chiuso in te stesso, può farti spaziare. Io non posso fare altro che dire a chi mi ascolta: lasciati trasportare, vieni con me».
La grande letteratura ha spesso aiutato a superare enormi difficoltà. Pensiamo a Mandela che leggeva «Invictus» di Henley per farsi coraggio.
«Mandela è stato segregato per quasi trent’anni e ne è uscito più colto che mai perché ha vissuto le tante vite dei libri. È diventato un leader non arrabbiato, quelle parole sono state il mantello incandescente che gli hanno permesso di battersi per i diritti civili. Anche noi, nelle nostre “celle”, dovremmo trovare forza e conforto nei versi. Se, quando usciremo da questo tunnel buio, chi mi ha ascoltato acquisterà un libro di versi di Pasolini, Neruda o altri, avrò fatto centro».
Il suo excursus sulla Merini è iniziato con «Mi piace il verbo sentire» e si è concluso con «E poi fate l’amore», ha una predilezione per la poetessa dei Navigli?
«Sì, e poi essendo segregato a Milano non potevo che scegliere lei. Questa signora è stata rinchiusa ingiustamente in manicomio e ha avuto quattro figli che non le facevano vedere perché la consideravano incapace. Il suo dolore è diventato un pensiero di bellezza per il prossimo».
Ha una poesia per questo periodo?
«È “Guarire”, attribuita in modo errato durante la peste a Kathleen O’Meara, morta nel 1888. Il testo è contemporaneo: il titolo è “And the people stayed home” e l’autrice è Kitty O’Meary che ha voluto combattere l’angoscia attuale».
Anche la musica può essere d’aiuto, cosa pensa dei canti dal balcone?
«Tutta l’arte può farci evadere. Io non me la sento di cantare. Noi bergamaschi abbiamo il cuore troppo colmo di dolore per farlo. Ogni volta che sento i miei genitori, zii, cugini, nipoti mi raccontano di amici e persone che conoscevo fin da ragazzo che non ce l’hanno fatta».
Quale sarà la prima cosa che farà quando tutto tornerà alla normalità?
«Conto di riprendere “Don Chisciotte” a teatro e di tornare sul set della “Compagnia del cigno 2” per la Rai. Poi, abbracciare i miei genitori che non vedo perché non hanno Skype né Facetime».
Veniamo alle belle notizie: la sua compagna Nina Verdelli l’ha reso papà per la prima volta.
«Sono in una bolla di felicità. È la scoperta di un nuovo amore, una porticina che apri scoprendo l’universo, lo capisci solo diventando padre».
❞ Ho sentito Cristina Parodi e ho subito aderito alla campagna Cesvi per raccogliere fondi per il Papa Giovanni