«Vi spiego la mia quarantena in Cina»
Ilaria, trevigliese: porte sigillate controllate da remoto. Spesa a domicilio in 28 minuti
Porta d’ingresso di casa sigillata e controllata con videocamera. È la quarantena di Ilaria D’adda, 33 anni, trevigliese che insegna italiano in Cina. Ritornata dall’Italia è stata costretta a rimanere nella propria abitazione per 14 giorni, senza mai uscire: «Per la spesa utilizzavamo l’online e ci veniva recapitata in media 29 minuti dopo l’ordine».
Quando ha visto la processione di camion dell’Esercito, il primo pensiero è stato positivo. «Arrivano i rinforzi», magari per l’ospedale da campo alla Fiera. Un’illusione frantumatasi in una frazione di secondo. Una settimana fa quella fotografia ha tolto il sonno a Bergamo, poi ha fatto il giro del mondo: l’ha scattata Emanuele Di Terlizzi, ventott’anni. Originario di Napoli, vive in via Borgo Palazzo da nemmeno tre mesi.
«Il gelo di quei camion in fila, acchiappato da un telefonino alla finestra — ha scritto Francesco Battistini sul Corriere
—, non ce l’hanno mai reso i James Nachtwey appostati fra i truck della Royal Army in Irlanda del Nord, gli Steve McCurry al seguito degli americani in Afghanistan». Ora l’immagine, che
❞ Ho sentito un forte rumore e sono uscito sul balcone. Ho visto la colonna dei camion. Ho pensato fossero rinforzi, poi ho capito. Una scena da togliere il fiato Emanuele Di Terlizzi
sui social è diventata patrimonio comune, ha un autore.
«Mi sono trasferito a dicembre da Londra», racconta il ragazzo. Lavora come assistente di volo per Ryanair, con base a Orio al Serio. Ogni giorno tocca il suolo di un’altra nazione, per tornare — come un pendolare dell’aria — a dormire a Bergamo ogni sera. Mercoledì scorso, senza più voli, stava per traslocare in quarantena da amici.
«Erano le nove, sentivo un rumore molto forte — ricorda Di Terlizzi —. Ho due balconi, così quando ho visto un’auto dei carabinieri ferma esattamente all’incrocio, mi sono spostato incuriosito sull’altro terrazzo. La scena era surreale». Dopo qualche istante, capisce. I mezzi trasportano bare. «Toglie il fiato. Ti rendi conto che è vero tutto quello che dicono i media. È un po’ come avere la realtà dei fatti spiattellata in faccia».
Manda lo scatto sul gruppo WhatsApp degli amici: «Non posso raggiungervi». Uno di loro la ricondivide dentro altre chat e su Telegram per chiedere cosa stesse succedendo. Diventa virale in pochi minuti: ritratto di una notte che la città non potrà dimenticare. Di Terlizzi posta la foto su Instagram come storia, un contenuto che dura 24 ore prima di sparire. «Mi hanno scritto da ogni parte del mondo — dice —. Non solo giornalisti, soprattutto persone spaventate, da posti impensabili come Colombia o Indonesia. Non è qualcosa che si vive tutti i giorni: è come vedere uno scenario di guerra».
Quella notte, spiega questo giovane nato in Campania e approdato in provincia dopo essere stato anche a Londra, ha impresso un’accelerazione al suo senso d’appartenenza. «Questa città è forte, cammina veloce — conclude —. Tutte le persone che ho conosciuto hanno uno scopo nella vita. Ho vissuto tanti anni a Londra, i bergamaschi hanno un senso civico più forte. Sono un cittadino adottivo, quanto è successo m’è rimasto negli occhi, oltre che nella memoria collettiva. Ecco perché resterò qui».