«In pochi giorni i ricoverati sono passati da 6 a 80»
Alla sua bimba di quattro anni ha spiegato subito di questo mostriciattolo arrivato dalla Cina. La piccola le chiedeva perché non potesse vedere gli amici dell’asilo. Anna Fargnoli, 38 anni, ha dovuto spiegare anche le ore di lavoro fuori casa, più del solito. È geriatra in Medicina, al Policlinico San Marco, il primo reparto a Zingonia trasformato in Covid. «La parte più dura è uscire al mattino, quando lei ancora dorme, e tornare la sera, quando è già a letto. Anche se ultimamente sta cercando di stare sveglia, per vedermi. E quando arrivo mi dice: “Mamma, so che non ti posso salutare finché non
❞ Si passa dalla felicità di una dimissione alla tristezza dell’ultima videochiamata del paziente Anna Fargnoli
hai fatto la doccia”». Le ore in ospedale sono anche 14-15. Come nel giorno del suo compleanno, il 14 marzo. I pazienti sono passati da pochi a tantissimi, in un attimo. «Se alla fine di febbraio i letti occupati erano 6, in una settimana sono diventati 80». Per calcolarli, ripercorre mentalmente i piani: «Quarantadue per due, più ventotto per due». I pazienti più gravi sono in Terapia Intensiva,che ha aumentato i posti letto, e nella Subintensiva, allestita nel Pronto soccorso e nei letti della degenza: «Qui si trovano circa 40 persone con necessità di alti flussi di ventilazione meccanica non invasiva (BPAP e CPAP, la maschera e il casco per l’ossigeno ndr)». In tutto sono 120. Le ore di lavoro si dividono il peso con il carico psicologico: «Si passa dalla felicità per aver dimesso un paziente, ormai guarito, alla commozione nel vedere messaggi recapitati dai parenti attaccati ai piedi del letto, soprattutto per la festa del papà in questo periodo, alla tristezza nell’assistere alla videochiamata di un malato ai propri cari per poterli salutare un’ultima volta». (g.u.)