Corriere della Sera (Bergamo)

Addio Piero Busi L’uomo del fare

Sindaco per 59 anni a Valtorta, dove tornerà oggi, è morto all’istituto che aveva creato, il Don Palla Il ricordo: prima pensava a costruire, poi alle risorse

- Berbenni

Per mezzo secolo Piero Busi è stato la Val Brembana. È morto ieri mattina, a 86 anni, all’istituto Don Palla, la sua opera più cara. Oggi il ritorno a Valtorta.

Sergio Tiraboschi, col suo piglio da cronista, mette in cima la notizia. Di Piero Busi, che se ne è andato a 86 anni in una stanza del «suo» Don Palla, era uno dei più vecchi amici, custode di infiniti aneddoti che hanno fatto la storia della Val Brembana. Lui, per raccontarl­o, inizia da una giornata di come minimo 40 anni fa, quando si era presentato a casa sua e gli aveva riferito dei 100 milioni di lire che don Stefano Palla aveva lasciato al Patronato San Vincenzo e nessuno sapeva come spenderli. Il sacerdote, originario di Moio de’ Calvi, voleva che andassero per un ricovero per anziani. «“Ma dove vai con 100 milioni?”, gli avevo detto. “Te non ti preoccupar­e che c’è la provvidenz­a”, mi aveva risposto. E da lì — ricorda Tiraboschi — è partita tutta l’avventura».

Ci vorrebbe un libro, che tra l’altro è stato scritto, per narrarla. Ma di certo l’istituto di Piazza Brembana, oggi una realtà con ambulatori, hospice e un reparto per Alzheimer, addirittur­a con un giardino sensoriale per portare i malati nel bosco, è l’opera che più lo rappresent­a. Discepolo laico di don Bepo Vavassori, a Busi importavan­o i rapporti umani, che coltivava, cuciva e ricuciva, perché ogni tanto, col suo carattere deciso, qualche strappo lo dava. «Quando non era d’accordo con qualche mia proposta, interrompe­va bruscament­e la telefonata, salvo richiamarm­i dopo 5 minuti per scusarsi e rivedere la posizione», confida Mauro Begnis, sindaco a Valnegra dal 1975 al 1995 in piena «dittatura». A Busi piaceva chiamare così i 59 anni alla guida di Valtorta: aveva indossato la fascia 27enne per la Dc e l’aveva lasciata solo a maggio 2019. E poi i 24 anni da presidente della Comunità montana (1985-2009). «L’avevo conosciuto da sindaco — riprende

Begnis — e poi l’ho ritrovato quando iniziai a lavorare in Comunità montana nell’89, dove sono rimasto finché c’è stato lui. Ci si vedeva quasi tutti i giorni e quando non ci si vedeva, ci si telefonava anche più volte. Era l’uomo del fare. Ricordo le diverse battaglie sul rispetto minimo delle procedure». Lo sa bene Giambattis­ta Busi, da 40 anni impiegato comunale a Valtorta: «Quando c’era da aiutare qualcuno o da sistemare qualcosa — dice —, prima interveniv­a e poi pensava al denaro». Come quella volta, passata alla storia, che aveva costruito il ponte per collegare le frazioni al paese senza avere le risorse e gli era toccato partire per Roma. Riuscì a farle pescare a Filippo Maria Pandolfi dalla Cassa del Mezzogiorn­o. «Se vuoi risolvere un problema, parla con gli interessat­i; se non lo vuoi risolvere, scrivi. Questo — prosegue Begnis — era il suo

che all’inizio mi aveva lasciato perplesso, ma che poi ho verificato essere efficace». Una foto insieme non c’è: «L’obiettivo era fare. Ogni anno ci ripromette­vamo di promuoverc­i meglio e alla fine non lo facevamo mai». Le gallerie a Piazza furono costruite ai suoi tempi, l’ospedale di San Giovanni Bianco era nato e cresciuto quando lui dirigeva l’ex Usl: «Giravamo la valle a fare conferenze sulla prevenzion­e, un periodo a

L’amico Begnis «Il suo motto era: se vuoi risolvere, parla con l’interessat­o; se non vuoi risolvere, scrivi»

cercare fondi per l’acquisto di macchinari per la dialisi — spiega ancora Tiraboschi, firma dell’Eco di Bergamo —. La gente credeva nel Piero e gli dava le palanche».

Busi ha anche avuto momenti non facili, sotto inchiesta per una pista da sci. Fu prosciolto ed è finita che una gliel’hanno dedicata, lo scorso dicembre, un sabato da lupi a cui non aveva rinunciato. Presente, in rifugio: «Se non ci fosse stato Busi, non avremmo fatto niente — è sicuro Massimo Fossati, direttore della Itb, la società che dagli anni ‘90 gestisce uno dei comprensor­i più virtuosi —. A volte facevamo vedere i progetti prima a lui che agli altri, provo un’infinita gratitudin­e». Con il sindaco di San Pellegrino Vittorio Milesi in passato c’era stata battaglia: «Ho poi riconosciu­to la sua integrità — afferma —. Se c’è una persona che si è dedicata alla valle, è stato Busi». Tra i vecchi amici, don Angelo Longaretti aggiunge una riflession­e: «Il Piero ha fatto tutto per gli altri perché ha avuto una famiglia unita, che lo ha sostenuto». Con la moglie Maria Pia Boffelli viveva vicino allo stadio, in città. Le figlie Manuela e Giovanna lo avevano accompagna­to a Roma quando, per i suoi 80 anni, don Alessandro Beghini era riuscito a organizzar­gli un’udienza col Papa.

Questa mattina Piero Busi torna a Valtorta. Stava male da una decina di giorni e si era aggravato negli ultimi. Non ci saranno cerimonie, cosa che a lui dispiacerà. Ci teneva. Ma lascia un segno indelebile.

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La festa Il 4 maggio 2019, in occasione delle Olimpiadi dei ragazzi, Valtorta ha celebrato Piero Busi; a sinistra, Busi con l’amico don Angelo Longaretti e a destra Sergio Tiraboschi

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