Violenza e silenzio, messaggio alle donne
«Maltrattamenti, svaniti gli spazi di libertà». I centri di aiuto in rete: chiamateci
Il telefono squilla di continuo per chiedere aiuto e pronto intervento, ma ci sono linee che restano mute. Zittite dalla paura e dalla convivenza forzata. Sono quelle dei centri antiviolenza: da quando sono entrate in vigore le misure restrittive del governo per il contenimento del coronavirus, hanno smesso (o quasi) di suonare. A livello nazionale i dati evidenziano che, nelle prime due settimane di marzo, le chiamate di vittime di violenze sono diminuite di circa il 50%, ma a Bergamo «siamo quasi a zero», rivela Oliana Maccarini, presidente dell’associazione Aiuto Donna.
A confermare il calo è anche Cinzia Mancadori, responsabile del centro antiviolenza di Treviglio, Sportello Donna: «Nei primi due mesi del 2020 abbiamo registrato circa un caso al giorno. Da inizio marzo in totale sono 9, uno ogni quattro giorni». Dati allarmanti perché, prosegue Mancadori, «il fenomeno non è scomparso. Semplicemente le donne non riescono più a entrare in contatto con noi, gli spazi di libertà sono venuti meno».
Un’emergenza nell’emergenza che ha spinto le cinque reti interistituzionali attive sul territorio, a lanciare un apche pello per far sapere alle vittime che «i centri antiviolenza e gli sportelli continuano a offrire i propri interventi di accoglienza, ascolto, sostegno psicologico e assistenza legale. Inoltre, anche le strutture di ospitalità possono essere attivate in caso di pericolo grave». Oltre al numero nazionale 1522 e all’app 1522 Anti
«La Svolta» L’associazione segue gli uomini maltrattanti. «In questa situazione la tensione cresce»
Violenza e Stalking, dunque, è possibile contattare i singoli centri del territorio per fissare appuntamenti telefonici, telematici o chiedere sostegno (sul sito bergamo.corriere.it sono riportati i numeri di telefono dei diversi centri e sportelli). «Dove ci sono situazioni di sicurezza stiamo continuando i percorsi intrapresi attraverso le videochiamate — spiega Mancadori —. Ovviamente per chi già vive da sola è più facile. Per le altre è più complicato, ma possiamo sentirle anche alle 7 di mattina o alle 20 di sera, in base alle esigenze».
C’è, inoltre, chi pensa anagli uomini. È il caso dell’associazione La Svolta, «che dal 2018 si fa carico — dice il presidente Fabio Chiassi — degli autori di comportamenti maltrattanti». Anche qui i nuovi contatti, dall’inizio dell’epidemia, si sono azzerati. «Grazie alla tecnologia — aggiunge l’operatore Arturo Rota — proseguiremo i percorsi già iniziati, sia individuali che di gruppo. Sono gli stessi uomini a richiedere un contatto perché, in questa situazione di isolamento, sentono crescere la tensione. Hanno bisogno di confrontarsi e recuperare lucidità».