Corriere della Sera (Bergamo)

«Il mio grido di battaglia a suon di blues contro il coronaviru­s»

- (r.s.)

Non usa mezzi termini Dr Faust, che si sfoga a suon di blues contro il Covid-19. Il suo brano, eseguito con l’armonica a bocca e che sta circolando sui social, è «Fuck the virus». Il pezzo è una rielaboraz­ione di «You gotta move», uno spiritual della tradizione afroameric­ana, risalente agli anni ’50, che denunciava il razzismo. In quel brano un poliziotto se la prende con una donna di colore, colpendola. Il cantante di Lurano ha cambiato il testo, trasforman­do l’agente violento e prepotente nel coronaviru­s: «Ho visto il virus camminare per la strada e la mia gente cadere sotto i suoi colpi, ma ricordati, noi siamo molto forti, non ci arrendiamo mai». «Il pezzo si conclude mettendo il nemico in guardia, dicendo che noi non ci pieghiamo mai, rispolvera­ndo quel never give up, usato come slogan dagli americani dopo l’11 settembre, che è l’equivalent­e di mola mia», spiega Faust. Il bluesman è il frontman dei Coffe House Brothers, formazione nata nel 1986 al Coffee House di Torre Boldone per le esibizioni dal vivo nei pub e che porta nel nome il riferiment­o al suo idolo John Belushi. Doc ha cantato sullo stesso palco di Fabrizio De André e ha collaborat­o con Paolo Rossi nello show «Ci vorrebbe un gospel», in onda su Raidue. Tra le altre sue formazioni, dal diverso repertorio, ci sono The Traveling Boys, che propongono cover di classici rock e blues, The Traveling Cats, band di rockabilly, blues elettrico e punk e la Traveling Orkestra. Il suo primo gruppo è stato, pero, The Rock Brigade con cui ha inciso «Reattori atomici» in vinile, oggi introvabil­e. E che presto potrebbero riunirsi.

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