Ospedale di Alzano, il blitz dei Nas
Mandati dalla Procura che indaga per epidemia colposa. E Gallera: potevamo chiudere noi la bassa Valseriana
La Procura di Bergamo indaga per epidemia colposa sulla diffusione del contagio da coronavirus in provincia e in particolare in bassa Val Seriana. I carabinieri del Nas hanno acquisito ieri e lunedì una serie di documenti all’ospedale di Alzano: tra gli atti da analizzare ci sono le cartelle cliniche dei primi pazienti risultati contagiati e poi deceduti, come Ernesto Ravelli, di Villa di Serio, morto domenica 23 febbraio, e Franco Orlandi, di Nembro, deceduto il 25. Entrambi erano risultati positivi solo il 23, nonostante fossero ricoverati da più giorni. E un punto da chiarire sta proprio qui: i primi tamponi salivari partirono da Alzano nella notte tra sabato 22 e domenica 23 febbraio, in direzione del Policlinico San Matteo di Pavia. Perché non prima, visto che i degenti con sintomi sospetti erano in ospedale anche da una settimana?
L’inchiesta è del procuratore facente funzione Maria Cristina Rota, con due sostituti. E punta anche ad accertare se ci siano state condotte di rilevanza penale nella gestione dell’ospedale, che fu chiuso alle 15 circa di domenica 23 e poi riaperto gradualmente, con una procedura durata fino al giorno dopo e a quello successivo. Al momento la magistratura è in fase di accertamento, non ci sono indagati, l’obiettivo è ricostruire al meglio i fatti per valutarli e poi eventualmente verificare, anche in base ai rapporti dell’Istituto Superiore di sanità, se le scelte politiche sul territorio siano state adeguate o caratterizzate da omissioni. Un esempio? La mancata zona rossa.
L’ipotesi chiusura
«Ogni sera alle 19 aspettavo la telefonata: mi avevano detto che quello era l’orario migliore per annunciare la zona rossa perché ormai la gente era a casa. Quella telefonata non è mai arrivata». Ma da chi sarebbe dovuta arrivare la chiamata al sindaco di Alzano Camillo Bertocchi e ai suoi colleghi dei paesi vicini? Continua il rimpallo delle responsabilità tra Regione e governo («sconcertante per i cittadini», secondo il sindaco di Nembro Claudio Cancelli), ma stavolta l’assessore al Welfare Giulio Gallera ammette che la Regione avrebbe potuto chiudere i paesi della Val Seriana: «Ho approfondito, effettivamente c’è una legge che lo consente. Ma eravamo convinti che venisse attivata dal governo». Gallera ricorda che la sera del 3 marzo dall’Istituto superiore di sanità gli avevano annunciato che stava per essere spedita all’esecutivo la richiesta formale per la zona rossa. «Erano arrivati i militari, con la prefettura avevamo stabilito i turni dei controlli e la Protezione civile aveva montato una tenda — conferma Bertocchi —. I cittadini mi chiamavano e io non sapevo cosa rispondere perché ero sicuro che tanti sarebbero partiti». «C’era l’evidenza di una decisione imminente del governo, eravamo convinti che la zona rossa venisse attivata di lì a pochi minuti. Invece Conte il venerdì ci ha detto che la domenica avrebbe chiuso tutta la Lombardia».
I commenti
«Difficile in questo momento capire di chi possa essere la colpa», conclude Bertocchi. «È come se in ospedale litigassero il primario e il suo vice: si crea insicurezza — aggiunge Cancelli —. Se gli esperti hanno detto che era opportuno chiudere, sia Regione che governo potevano e dovevano farlo. Ora ci sarà l’emergenza economica, il dibattito su chi ha sbagliato si potrà fare dopo». Il deputato di Cambiamo! Alessandro Sorte propone «una commissione di inchiesta quando l’emergenza sarà finita» e il consigliere regionale Niccolò Carretta (Lce) annuncia una richiesta di accesso agli atti: «Il territorio è stremato e la politica deve risparmiare battibecchi inutili». Il giornalista Stefano Salvi, tramite l’avvocato Bendetto Maria Bonomo, ha presentato un esposto in Procura su «gravi responsabilità derivanti da disorganizzazione e malasanità».
I numeri
L’aumento del contagio secondo i dati ufficiali è dimezzato, passando dai 103 casi di lunedì ai 53 di ieri, che fanno salire il totale a 9.868. La città è cresciuta solo di 6 casi (totale 1.254) e in provincia Nembro è al quinto giorno di crescita zero.
L’ospedale da campo
Dopo i primi quattro pazienti di degenza, ieri all’ospedale in Fiera, ieri sono arrivati i primi sei della terapia intensiva gestita a Emergency. Tre sono stati trasferiti dal Papa Giovanni e tre dalle loro case.