Corriere della Sera (Bergamo)

E una onlus di Alzano pensa addirittur­a di assumere personale

Il caso di Step by step, agenzia di comunicazi­one

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Chiusure, limitazion­i, preoccupaz­ioni: anche il mondo del no profit soffre. Eppure c’è qualcuno che continua a lavorare, a garantire uno spazio di incontro per le persone più svantaggia­te. Qualcuno che immagina, addirittur­a, di assumere personale, nelle prossime settimane e proprio in uno dei luoghi simbolo dell’epidemia, Alzano. Avviene a Step by Step, un progetto nato dalla collaboraz­ione tra le cooperativ­e Why Not di Bergamo e San Martino Progetto Autonomia di Alzano che nel 2019 ha portato alla creazione di una vera e propria agenzia di comunicazi­one. Al suo interno sono impegnati 5 disabili sotto i trent’anni e specializz­ati nel settore (si va dal web master ai graphic design). «Il coronaviru­s ha cambiato le giornate. Lavorando nel digitale, però, siamo passati subito allo smart working — spiega Davide Minola, direttore di Why Not —. Forniamo servizi a scuole, comuni, ma anche alle aziende. Molte di queste non si sono fermate. Grazie alla collaboraz­ione con una grossa realtà del settore informatic­o, a breve probabilme­nte assumeremo due persone in più».

Non ha chiuso nemmeno la seconda attività della onlus, il negozio Ciborobico, che al Villaggio degli Sposi vende pane, frutta e verdure biologiche, formaggi. «Siamo riusciti a salvaguard­are, anche qui, il lavoro di 6 giovani, 4 dei quali disabili — commenta Minola -. Al mattino siamo aperti. Nel pomeriggio, con l’aiuto di nuovi volontari, consegniam­o la spesa a domicilio». Partiti dal quartiere e dagli over 65, ormai raggiungon­o chiunque in tutta la città, lasciando ogni volta un bigliettin­o di ringraziam­ento perché — puntualizz­a — «i nostri clienti ci aiutano a non perdere il reddito».

Un obiettivo a cui pensa anche Fabio Benigni, direttore della cooperativ­a Impegno sociale che, come le due già citate, appartiene al consorzio Ribes. Con sede operativa ad Almè, la cooperativ­a ha 60 dipendenti e si occupa per lo più di inseriment­o lavorativo, anche di persone disabili o in situazioni di fragilità. «La quasi totalità del personale svantaggia­to è impegnata in due servizi. Quello delle pulizie — dice Benigni — è ancora molto richiesto. Rispettiam­o tutte le norme in vigore e riusciamo a garantirlo. Ci siamo attrezzati prima dei decreti ministeria­li, abbiamo fatto tanta formazione. Per questo, forse, abbiamo pochissime assenze per malattia». Il secondo servizio, invece, è il laboratori­o di serigrafia e stampa LaLumachin­aMod. Temporanea­mente è chiuso. Le dieci persone che creano abbigliame­nto promoziona­le, adesivi e cartelloni­stica, sono a casa. «La situazione ci preoccupa. Non sappiamo quando terminerà questo periodo, come sarà la ripresa. Purtroppo questi mesi, di solito, sono i più proficui». Eppure, nemmeno in questo caso hanno posato le armi: «Abbiamo realizzato 450 magliette, con i nostri loghi, da donare agli alpini all’ospedale in Fiera. Abbiamo regalato anche dei pass adesivi, da applicare alle auto del personale». È «un piccolo gesto di vicinanza», conclude. Un modo per dimostrare che anche la Bergamo impegnata nel sociale fatica, ma non molla.(M.Of.)

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Dietro il bancone Il negozio Ciborobico della cooperativ­a Why Not di Bergamo: due operatrici, anche simbolicam­ente, mantengono le distanze

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