Via ai test, saranno la svolta
Sierologici da oggi a Nembro e Alzano. I prelievi faranno emergere gli immuni e i pazienti ancora a rischio
Quante persone sono ancora a rischio contagio e quante hanno sviluppato gli anticorpi? Risposte che verranno dai test sierologici: i prelievi di sangue inizieranno oggi a Nembro e Alzano, ma anche all’ospedale Papa Giovanni e al Bolognini sui medici e gli infermieri. E saranno poi i laboratori dei due ospedali ad analizzare i campioni in arrivo anche dal territorio. «Sarà possibile dare una risposta fondamentale alla politica, che deve decidere se e come riaprire gli spazi sociali e produttivi», dice il dg del San Matteo di Pavia, Carlo Nicora.
Saranno i laboratori dell’ospedale Papa Giovanni XXIII e del Bolognini di Seriate a esaminare i campioni di sangue prelevati sul territorio per eseguire i test sierologici messi a punto dal Policlinico San Matteo di Pavia. Ma, all’interno dei due ospedali, a partire da oggi, i prelievi saranno eseguiti anche su medici e infermieri. L’obiettivo è garantire che una serie di operatori sanitari «sicuri», quindi con anticorpi, possano lavorare in reparti delicati. Al Papa Giovanni i prelievi inizieranno dal Pronto soccorso.
Il giorno annunciato dall’assessore al Welfare Giulio Gallera per l’inizio degli esami sierologici è quindi arrivato. All’Ats di Bergamo sono stati recapitati più di 10 mila kit e i primi prelievi sul territorio scatteranno oggi alle 8, all’ospedale di Alzano e al Poliambulatorio di via Roma 43 a Nembro. Due i criteri per dare priorità: le persone mai sottoposte a tampone ma in quarantena su ordine dell’Ats dopo contatti con pazienti contagiati, e quelle lasciate a casa dai medici di base, perché sintomatiche, ma che non hanno mai avuto riscontri ufficiali sul virus. Categorie a cui verrà applicato un altro «filtro»: precedenza a chi dovrebbe rientrare al lavoro il 4 maggio. I campioni prelevati saranno poi trasportati nei laboratori dei due ospedali: i tempi per l’esito restano incerti, dipenderanno dalla mole di campioni da analizzare.
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La tipologia
Ma come funzioneranno i test? Domande a cui finalmente si può rispondere con chiarezza, grazie alle indicazioni fornite dallo stesso policlinico di Pavia, diretto da Carlo Nicora, ex dg al Papa Giovanni di Bergamo. Il test sierologico si farà tramite un vero prelievo del sangue, quindi grazie a un campione ematico che finirà in provetta e sarà consegnato ai laboratori di analisi. In termini scientifici sarà un test di tipo «quantitativo», quindi in grado di misurare la quantità di determinati anticorpi presenti nel sangue e, in questo caso, degli anticorpi neutralizzanti: l’unico elemento in grado di impedire al virus di replicarsi e di tenere un soggetto totalmente al riparo dal Covid-19. Chi risulterà avere quel tipo di anticorpo saprà, con altissima probabilità, di essere immune.
Quali risposte
Deriva da qui una domanda ancora più concreta, su cui c’è ancora troppa confusione: che tipo di risposta daranno i test sierologici messi a punto a Pavia? Lasciamo perdere gli anticorpi Igg o Igm di cui tutti ci illudiamo di essere esperti dopo qualche lettura in internet. E andiamo sul concreto: le risposte saranno due. Il paziente, o semplicemente l’utente «positivo» al test sierologico, è sicuramente entrato in contatto con il virus e ha prodotto la risposta immunitaria, cioè l’anticorpo neutralizzante. Quello «negativo», invece, o non è mai stato infettato e quindi non ha mai sviluppato anticorpi, oppure è in quella fase di incubazione (da 0 a 14 giorni dopo essere stato infettato) che non viene rilevata. Ma in ogni caso, il «negativo» è riconducibile a una categoria: quella delle persone ancora a rischio.
L’utilità
Il fine ultimo dei test sierologici sta tutto lì. Capire quanta popolazione, in un determinato territorio, rischia ancora di contrarre il coronavirus e quindi di diffondere il contagio. «Potremo capire quanta popolazione ha prodotto risposte immunitarie e quanta è ancora disarmata — commenta Nicora —. È un dato estremamente importante perché diventa l’elemento, a disposizione di chi deve decidere (politici e amministratori, ndr) se e come riaprire gli ambiti sociali e produttivi. È importante saperlo perché il virus è ancora parecchio in circolazione». L’attenzione sulla Bergamasca e in particolare sulla Valle Seriana è ai massimi livelli, non solo a Palazzo Lombardia, ma anche a Roma e all’Istituto superiore di sanità: se, dopo le prime migliaia di test sierologici (probabilmente con una proiezione statistica), si dovesse svelare che il 50% della popolazione bergamasca è ancora a rischio, allora sulle riaperture e il ritorno alla normalità potrebbero esserci conseSono guenze molto serie.
Il criterio
Potremo capire quanta popolazione è immune e quanta invece è ancora disarmata. È un dato di estrema importanza per chi deve decidere come e quando riaprire gli ambiti sociali e produttivi Carlo Nicora Dg San Matteo di Pavia
È evidente, quindi, che per scegliere quali persone sottoporre a prelievo, la precedenza sarà data a chi non ha mai fatto il tampone dopo aver accusato sintomi da coronavirus, anche perché al momento la tendenza della comunità scientifica è di credere che chi ha avuto sintomi ed è risultato positivo e poi negativo al tampone, dopo la malattia, con buona probabilità ha anche già sviluppato gli anticorpi ed è al riparo. Sarà al sicuro per tutta la vita? E lo sarà anche il cittadino che nei prossimi giorni risulterà «positivo» al
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test sierologico e quindi immune? Al momento sicuramente sì, per sempre non si sa. Se il virus dovesse cambiare le sue caratteristiche genetiche, ma ripresentarsi il prossimo inverno con la stessa «forza» degli ultimi mesi, i rischi potrebbero tornare, per tutti. Ma è presto per ogni valutazione.
Val Brembana
È di ieri sera, inoltre, l’approvazione della delibera del Comune di San Giovanni Bianco, con cui si acquisisce una erogazione della Smipack di 120 mila euro, per avviare una campagna di test sierologici su base volontaria su tutto il territorio: «Aspettiamo che Ats e Regione ci indichino il test più valido e certificato», ha commentato il sindaco Marco Milesi. La scelta, con ogni probabilità, cadrà sulla soluzione del San Matteo.