Corriere della Sera (Bergamo)

Casa di riposo morti 14 su 30

Ispezione del Nas. Il sindaco: hanno chiuso subito. Dalla struttura: abbiamo fatto tutto il possibile

- (g.u.)

Alla casa di riposo di Covo sono morti 14 ospiti su 30: il 47%, il tasso più alto nell’indagine dei sindacati. La struttura: «Chiusura, sanificazi­one, fatto il possibile».

Cento, 101, 103 anni. La casa di riposo di Covo ha avuto il record della longevità, qualche anno fa. Ora, dal monitoragg­io dei sindacati su 53 di 65 Rsa, per 15 giorni, ha il più alto tasso di decessi: il 47%, 14 ospiti su 30. Avevano dagli 80 ai 99 anni. «È stato uno choc, siamo una grande famiglia, abbiamo fatto tutto il possibile». Fabio Poli è il responsabi­le amministra­tivo, dipendente della Fondazione Giacomo Scarpini, che nel 1922 donò la sua casa di campagna. Lì dove si è infilato il Covid che ha dimezzato gli anziani. «La percentual­e colpisce — dice Poli — ma incide il basso numero di ospiti. Avevamo chiuso subito ai parenti, il 26 febbraio. E, dopo i primi nostri ospiti portati in ospedale, ci eravamo attivati per la sanificazi­one. Abbiamo trovato una ditta di Travagliat­o, non è stato facile. Adesso apri la mail e ti trovi una lista di offerte».

La sanificazi­one di iniziativa, prima del più recente arrivo della task force italo-russa, è stata riferita anche ai carabinier­i del Nas arrivati a Covo, il 17 aprile, come in altre strutture. «Prima ancora del decreto, mi chiamò il direttore e mi disse: “Chiudiamo per sicurezza, non si sa mai”. La fondazione è privata ma con il Comune, che nomina i consiglier­i del cda, c’è una convenzion­e. La priorità dei posti viene data ai residenti».

Andrea Capelletti, agronomo, è il sindaco e fa la conta anche dei morti, in generale, del comune: «Ne abbiamo avuti 37 contro i 35 in media all’anno, su 4.100 abitanti. Sentendo i cittadini, stimo che il 50-60% sia stato contagiato. Qui c’è stato un focolaio pesante». Spiegazion­i particolar­i non ne ha: «Abbiamo diverse aziende locali, non c’è tanta mobilità». Sui morti nella casa di riposo si è dato una spiegazion­e sulla base delle informazio­ni che riceveva: «Il virus era già entrato prima che chiudesse. La signora morta per prima era già stata portata in ospedale, ma in quel momento non si sapeva che cosa stesse accadendo. La struttura è piccola, un fiore all’occhiello, la retta è bassa (1.360 euro ndr)».

All’Ats è stato risposto che avrebbero accolto solo pazienti esterni non Covid, ma non ne è arrivato nessuno. Prima di blindare tutto e tutti, la gente circolava ovunque. Difficile dire dove il virus sia stato preso o portato. Lì, ad Antegnate, Barbata e Fontanella, il 21 febbraio (giorno di Codogno) ci fu la visita del vescovo di Cremona: il 30 marzo finì per 10 giorni in ospedale.

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Sanificazi­one L’esercito italo-russo nelle case di riposo

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