L’allarme due mesi fa: dati altalenanti E al Papa Giovanni nati 600 bambini
passati due mesi dall’inizio dell’allarme coronavirus in provincia di Bergamo, con i primi tamponi positivi su due pazienti all’ospedale di Alzano: erano il pensionato di Villa di Serio Ernesto Ravelli, 84 anni, deceduto nella tarda di domenica 23 febbraio, e l’agente di commercio di Nembro Samuele Acerbis, 63 anni, di Nembro, morto un mese dopo. Da allora i bergamaschi contagiati sono cresciuti fino a 10.848, questo il numero indicato nel report della Regione Lombardia di ieri pomeriggio: sessanta positivi in più rispetto a martedì, quando la crescita era stata di 50 casi in tutto.
Le vittime del coronavirus, invece, sono 2.892, 18 in più del giorno prima. Mediamente, è il dato tragico dell’emergenza coronavirus, in provincia di Bergamo ci sono stati 48 deceduti, causati ufficialmente dal Covid, al giorno. Mentre la statistica dell’Istat è molto più pesante: dall’inizio di marzo alla fine della prima settimana di aprile, l’Istituto ha calcolato 4.800 morti in 121 Comuni bergamaschi, 4.000 in più dello stesso periodo dell’anno scorso.
In questo lungo periodo di emergenza, però, le strutture sanitarie bergamasche sono riuscite a garantire molti altri servizi, e anche le nascite. Dall’inizio di febbraio all’ospedale Papa Giovanni XXIII sono nati quasi 600 bambini, di cui 25 da mamme contagiate. «In una città gravemente colpita dal contagio si è cercato di preservare la naturalità del momento della nascita — ha dichiarato Giovanna Mangili, che dirige il reparto di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale —. Il primo neonato positivo al Covid-19 è arrivato qui il 2 marzo e aveva 20 giorni di vita. Siamo stati i primi ad avere un bimbo infetto così piccolo in Italia. Da allora ne abbiamo altri 6 e nessuno ha avuto forme gravi». Nonostante il dramma che li circondava, ginecologi, neonatologi, ostetriche e infermieri hanno continuato a lavorare a pieno regime.
L’emergenza ha portato con sé altre emergenze, per esempio quella dell’approvvigionamento di ossigeno: tra le sette aziende in campo, per altrettante zone del territorio bergamasco, c’è la VitalAire (Gruppo AirLiquide). La società, che con i suoi operatori trattava già 1.200 pazienti in ossigenoterapia, assiste oggi altri 700 affetti da Covid-19, con un quadro clinico stabile, nell’intero territorio (Valle Cavallina, Valle Seriana, Alto Sebino, Basso Sebino) dimessi dagli ospedali, e quindi degenti nelle rispettive abitazioni, o nelle prime fasi della malattia.
L’ossigeno Ancora oggi VitalAire assiste 700 pazienti affetti da Covid-19, in cura nelle abitazioni