Corriere della Sera (Bergamo)

Messaggi e colori, le pietre parlano «Una rete di amici scrivendo sui sassi»

L’idea di Fabio: tutto è iniziato in Australia

- Di Andrea Camurani

VARESE Vivere uno stato d’animo, pensare alla bellezza di un luogo e scriverlo su di una pietra che qualcuno un giorno troverà e forse diventerà un amico. È quello che sta facendo da quattro anni Fabio Ventimigli­a, viaggiator­e ventottenn­e di Golasecca, piccolo paese sulle sponde del Ticino in provincia di Varese. Operaio in fabbrica, un anno trascorso nell’esercito, mille impieghi e finalmente un lavoro a tempo indetermin­ato che però non appaga i suoi sogni da giramondo. Così è nata l’idea di imparare bene l’inglese mantenendo­si con qualche lavoretto e partire per l’Australia: la mattina a imbiancare, nelle sere dei fine settimana a servire ai tavoli dei bar. «Fu proprio alla fine di una di queste massacrant­i giornate di lavoro mentre stavo rientrando a casa sotto la pioggia a Brisbane, nel Queensland, in un momento in cui tutto sembrava andare storto che per terra trovai una pietra colorata di giallo con scritto smile, sorridi. Sembrava un messaggio lasciato lì apposta per me che in un attimo mi ha cambiato la giornata».

Una volta rientrato in Italia, risisteman­do tutti i ricordi di viaggio a Fabio tornò in mente quella esperienza e decise di essere lui l’uomo delle «pietre che parlano»: colori, pennarelli giapponesi, uno stile un po’ naïf che comincia a comparire in ogni paese toccato dal girovagare del giovane varesino. Una ventina di stati a stelle e strisce, dall’Arizona a New York, e poi Canada, Isole Fiji, Indonesia, Perù. Per ora, ha fatto parlare 75 pietre.

Le scritte rigorosame­nte in inglese su piccoli sassi di forma ovale sulle quali è riportato anche l’hashtag del suo profilo Instagram «think4ston­e», dove il numero funge da lettera «A» stilizravi­gliosa, zata e, con licenza letteraria, traducibil­e come «pensa una pietra». Non si tratta solo di auguri lasciati su spiagge romantiche o nelle vicinanze di un capolavoro della natura, ma anche poche parole che racchiudon­o un modo di essere dell’autore in quel preciso istante. «Ricordo tre anni fa, prima di partire dopo mesi lontano da casa, lasciai un sasso nero a Byron Bay, Nuovo Galles del Sud in Australia. C’era scritto “love-hate”, odio e amore per quella terra mema anche troppo lontana. Al mio rientro in Italia mi arrivò un messaggio di una madre che raccontava del figlio di tre anni, che aveva trovato quel sasso e se l’era tenuto come porta fortuna».

A metà strada fra arte e filosofia di vita, il progetto di Fabio Ventimigli­a vuole raccontare un modo di essere capace di unire, pur nella distanza. «Ho lasciato i miei sassi ovunque: sulle spiagge di Venice Beach, a Los Angeles come su quelle dell’isola di

La filosofia «Li ho lasciati ovunque, ora sono in contatto con persone in tutto il mondo»

Phuket, in Thailandia: sono sempre stati trovati e ora sono in contatto con chi mi ha scritto e in questo modo mi sono fatto amici in tutto il mondo».

L’ultimo messaggio corrispost­o risale al viaggio di dicembre a Sopot, città della Polonia sul Mar Baltico: la pietra era stata lasciata su di un pontile e puntualmen­te ritrovata. Poi è arrivato il lockdown causa coronaviru­s: «Sto aspettando che passi, e per riempire queste giornate ho già colorato 15 pietre da posizionar­e al momento giusto, nel posto giusto». Prossima tappa: Saint Barth, meraviglio­sa isola caraibica delle Antille francesi.

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Fabio Ventimigli­a, 28 anni, operaio e viaggiator­e. In alto, tre delle sue «pietre che parlano»: a New York, a Phuket in Thailandia e su una strada americana
Da Varese Fabio Ventimigli­a, 28 anni, operaio e viaggiator­e. In alto, tre delle sue «pietre che parlano»: a New York, a Phuket in Thailandia e su una strada americana

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