Cai e Assorifugi uniti Ricucito lo strappo: verso la riapertura
In arrivo 2 milioni a fondo perduto dalla Regione Nel Lecchese affitti sospesi fino alla ripresa dell’attività
Club Alpino Italiano e Assorifugi Lombardia ricompattano le loro posizioni dopo le dichiarazioni del vicepresidente nazionale del Cai Antonio Montani che giudicava perduta la stagione estiva. Il motivo? L’impossibilità di trovare soluzioni di sicurezza sanitaria contro Covid-19 nei rifugi d’alta quota.
Da Assorifugi Lombardia (che riunisce 140 gestori) è arrivata una presa di posizione netta: «Non vogliamo polemiche, anzi oggi più che mai è importante essere uniti» —precisa il vicepresidente Michele Bariselli — «va sottovato lineato che dietro ogni rifugio ci sono storie di gestori qualificati, spesso intere famiglie, che ogni anno rimettono in moto un’ospitalità che spesso vive in condizioni estreme, manutenzioni impegnative e rifornimenti difficili». Assorifugi è comunque certa di trovare soluzioni ai singoli problemi nel rispetto delle norme che verranno comunicate dalle istituzioni per la Fase 2.
«I rifugi - prosegue Bariselli - sono un elemento chiave sia nel presidio del territorio, sia per la filiera del turismo montano. Una filiera, che abbraccia alpeggi, guide alpine e che coinvolge anche i paesi del fondovalle generando un indotto che conta migliaia di addetti solo in Lombardia e attento al turismo sostenibile.
Da parte sua, Montani ha poi aggiustato il tiro: «Pur essendo vero che possono esserci difficoltà a riaprire i rifugi, soprattutto quelli di alta quota, deve essere chiaro che il Club Alpino Italiano si è attie sta lavorando per scongiurare questa ipotesi».
Pace fatta con i gestori e un segnale concreto arriva dallo stesso Cai che è proprietario di molti rifugi : «È già stato stanziato un milione di euro, a livello nazionale, dai nostri fondi per le emergenze, per sostenere, fra le altre, le sezioni che nelle province di Brescia, Bergamo, Como, Lecco e Sondrio sono proprietarie di 107 rifugi e che contano 100mila tesserati Cai», sostiene Alberto Pirovano, presidente della Sezione di Lecco (e consulente tecnico del Cai nazionale) che da parte sua ha azzerato gli affitti delle strutture nel lecchese per tutta la durata dell’emergenza.
Altre misure economiche, in questo caso regionali, sono state annunciate dall’assessorato guidato da Massimo Sertori (Montagna, Enti locali, piccoli Comuni): «Ci sembra improprio azzardare ipotesi di chiusura; la professionalità dei gestori saprà garantire la massima sicurezza ai visitatori». Il primo intervento della Regione riguarda un plafond di 150mila euro (triennio 2020-22) per la promozione del mondo dei rifugi alpini a cui sarà affiancata un’altra misura: «Verrà indetto — precisa Sertori — un bando da 2 milioni di euro per finanziamenti a fondo perduto al fine di sostenere interventi di riqualificazione dei rifugi iscritti all’elenco regionale».
«La ripresa è una sfida importante»
Le ipotesi dei gestori Ospiti meno numerosi e solo su prenotazione Camere con pochi letti e tavolate al bando
— aggiunge Pirovano — «ma possiamo vincerla perché siamo in grado di adottare misure come la sanificazione, i pasti all’aperto con tavoli distanziati senza dimenticare che ormai la maggioranza delle camere ospitano nuclei di due, quattro o sei persone».
Potendo contare su circa 3.900 posti letto nei proprio rifugi, il Cai è certo di rimodulare gli spazi con gli opportuni distanziamenti tra gli ospiti: per le differenze, soprattutto logistiche, fra strutture a bassa e alta quota molti problemi saranno risolti ad hoc. Sulle linee guida, il Club alpino intende essere propositivo e in Lombardia sono già al lavoro tavoli con tecnici, ingegneri e virologi che in team potranno adeguare le strutture alle future norme. «Nonostante le dimensioni molto diverse fra loro» — conclude il presidente della sezione lecchese — «i rifugi, una volta noto il decreto per la riapertura, dovranno di certo adottare il sistema delle prenotazioni obbligatorie, altro elemento chiave per la sicurezza».