Non solo farmaceutica Il lockdown spinge la polenta
In pressing non solo le aziende che affiancano l’industria farmaceutica. Al Molino Nicoli di Costa di Mezzate la produzione a marzo è raddoppiata
Chi è già ripartito — 3.589 sono le comunicazioni di riapertura arrivate in Prefettura — e chi ha voglia di ripartire fa da contraltare a chi non solo non si è mai fermato, ma con l’emergenza ha visto addirittura la mole lavorativa aumentata.
La crescita, come prevedibile, riguarda soprattutto la filiera sanitaria, ma non solo, facendo particolare leva su produzioni specifiche. Come quelle, ad esempio, dei portatili radiografico-diagnostici realizzati, anche per molte multinazionali del settore elettronico,dalla Technix di Grassobbio, leader in Europa.
I 140 dipendenti stanno lavorando ininterrottamente a pieno ritmo per garantire la produzione di questi strumenti che consentono già in corsia e senza che il paziente si sposti in radiologia, di refertare la patologia. «Ne produciamo circa mille all’anno e abbiamo richieste per 3 mila — precisa il presidente Aniello Aliberti — ma riusciremo ad evaderne circa 2 mila». Un obiettivo che sarà perseguito con l’assunzione di personale extra, almeno 30 dipendenti in più fino alla fine dell’anno.
In pressing anche le aziende che affiancano l’industria farmaceutica, anche se non direttamente coinvolte nella produzione di farmaci per la cura del Covid-19. «La nostra produttività non è stata toccata dall’emergenza — rileva GianMarco Negrisoli, Corporate Development manager di Flamma di Chignolo D’Isola, attiva nello sviluppo e produzione di molecole e principi attivi per l’industria farmaceutica — ma abbiamo ricevuto richieste di ricerca e sviluppo su particolari sostanze di sintesi che potrebbero avere effetti positivi proprio sul coronavirus».
Anche alla Fine Foods & Pharmaceuticals di Verdellino, specializzata nello sviluppo e produzione in conto terzi di forme orali solide destinate all’industria farmaceutica e nutraceutica, si respira un’aria positiva. «L’outlook sui prossimi mesi è buono — conferma il ceo, Giorgio Ferraris — improntato ad una sostanziale stabilità».
La Bidachem di Fornovo San Giovanni, produttore dei principi attivi per Boeringer Ingelheim è «in linea con i budget e con una quota del 20% tutt’altro che irrilevante — affermano dall’azienda — di addetti in smart working, ben 50 su 250».
Una certa sorpresa arriva dal Rotolificio Bergamasco che, nelle due sedi di Udine e Gorle, con un organico complessivo di 85 dipendenti, produce più di 150 mila rotoli di carta al giorno, soprattutto carta termica per gli scontrini. «In Friuli stiamo lavorando su tre turni — rimarca Gianluca Panseri, esponente della famiglia proprietaria —, i negozi di quasi tutte le merceologie sono chiusi, ma la grande distribuzione organizzata e in generale i clienti dell’alimentare hanno fatto esplodere gli ordinativi con un +20% che, però, ha compensato lo stop degli altri settori. C’è poi tutto il segmento dell’etichettatura e dei giochi a premi su carta che assicuriamo».
Altra sorpresa, dall’alimentare, arriva dal Molino Nicoli di Costa di Mezzate: «La produzione della farina per la polenta nel mese di marzo è raddoppiata — rivela il ceo Sergio Comito Viola — con una richiesta di mercato in un periodo dell’anno non di punta che si collega alla riscoperta del piacere di cucinare in casa».
Viaggia a mille anche il settore informatico. Con sede a Trezzo sull’Adda e 75 dipendenti, è molto attiva su Bergamo
Produciamo mille radiografidiagnostici portatili all’anno, abbiamo richieste per 3 mila, riusciremo ad arrivare a 2 mila Aniello Aliberti
A Fornovo Bidachem in linea col budget. Quota del 20% di addetti in smart working
A Gorle Il Rotolificio (carta per scontrini) ha uno stabilimento a Udine che lavora su 3 turni
Magnetic Media Network, realtà guidata da Damiano Airoldi. «Alcune soluzioni tecnologiche sono sempre esistite, ma sono nate cose nuove. Ci occupiamo di sistemi integrati con soluzioni per le esigenze delle aziende che vivono un grande cambiamento. L’interesse per il segmento “collaboration” e lo smart working in due mesi è decuplicato».