L’orchestra globale
Maxi ensemble Il «Love Project» unirà 1000 musicisti di tutto il mondo che registreranno le parti sui propri smartphone
Musicisti di tutto il mondo, unitevi! Ai tempi del virus, tra i capitali umani da salvare, e in fretta, ci sono anche loro, i tantissimi professori d’orchestra da mesi forzatamente fermi. Che scalpitano per ripartire, anche se il ritorno in scena sembra ancora lontano. Ma intanto la musica va avanti in altri modi. E durante le clausure a volte nascono folgorazioni inattese. Come quella venuta a un violista milanese, Lorenzo Ravazzani. Erede da parte dei Manusardi maestri di scherma, alterna l’arte dell’archetto a quella del duello. Uso alle sfide, il violista ha deciso di reagire allo stallo, ha contattato un amico tecnico del suono, Fabiano Stefanini, e quindi l’amico direttore Alessandro Crudele, fondatore dell’orchestra UniMi, nata 20 anni fa all’Università degli Studi di Milano e diventata, grazie al lavoro del maestro, una delle migliori sinfoniche della città.
«L’idea era così folle e così bella da non poter resistere — racconta Crudele, milanese, diplomato al Conservatorio, da sette anni di casa a Berlino —. Unendo le nostre forze e competenze, ci siamo detti che dovevamo provare a contrastare la desolazione dei tempi con una proposta forte. Andare oltre i soliti streaming, mettere insieme l’orchestra sinfonica online più grande del mondo. Mille strumentisti provenienti da ogni latitudine, uniti nel progetto Love, ovvero Liquid Open Viral Ensemble».
Liquida e virale, aperta a qualsiasi strumentista, Love ha fatto in fretta il giro del pianeta raccogliendo immediate adesioni. «In poche ore avevamo già i primi cento — prosegue Crudele —. Da orchestre italiane, dalla Scala a Santa Cecilia, dalla Verdi e all’UniMi all’Orchestra Rai, dal San Carlo di Napoli all’Opera di Roma. E, grazie anche ai miei contatti con il mondo musicale germanico, hanno detto sì strumentisti dei Berliner, dei Münchener, della Ndr Elbphilharmonie, della Deutsches Symphonie,
della Radio di Vienna, del Mozarteum di Salisburgo». Un primo nucleo autorevole, molte prime parti, che con il loro prestigio e il passaparola web e social, hanno sparso il contagio. E così si sono aggiunti gli islandesi della Iceland Symphony, i californiani della San Diego Symphony, i malesi della Singapore Symphony. «Ma lo stupore sommo è stato quando sono arrivate le adesioni di alcuni strumentisti di Wuhan. Un timpanista, un’oboista e una violinista della Philharmonia della città cinese. Una grande emozione». Ma come si fa a suonare tutti insieme così lontani? Come seguire ciascuno da casa sua le indicazioni del direttore?
«Sul sito di Love (www.vipersoundfactory.com/ loveproject2020) si trova il video della mia direzione, le tracce audio di riferimento, i link per scaricare le parti delle varie sezioni. Ciascuno ascolta, guarda, suona e manda il suo video. Al nostro tecnico del suono l’arduo compito di assemblarli. Non sarà facile, ma ce la faremo. L’appuntamento per l’ascolto sarà entro maggio, seguiteci sul sito». A unire tutti in Love, uno dei brani più alti della musica, la misteriosa ouverture del «Flauto magico». «L’ho scelto per tre ragioni: perché indica il passaggio dalle tenebre alla luce, perché l’ho diretto lo scorso gennaio con la mia UniMi, e perché noi che ci siamo buttati nell’impresa ci sentiamo un po’ come i tre fanciulli dell’opera di Mozart, un po’ saggi e molto folli».