«Più operatori per processare i test»
In due giorni 534 prelievi. «Personale sufficiente a questi ritmi, ma se i numeri cresceranno, servirà più gente»
Dopo i centri prelievi di Alzano e Nembro, anche al Papa Giovanni sono iniziati i prelievi per i test sierologici: stavolta per il personale del pronto soccorso e per chi lavora con pazienti particolarmente fragili. All’Ats sono già stati consegnati i risultati delle analisi sui 249 prelievi di giovedì, questo grazie a macchinari che permettono di processare fino a tremila campioni al giorno. Ma già la settimana prossima sarà pianificato l’allargamento dei prelievi in ambulatori di tutta la provincia e la Regione ha chiesto al Papa Giovanni la disponibilità a lavorare ai test nell’arco delle 24 ore. In quel caso al laboratorio di analisi servirà più personale. Intanto i dati ufficiali del contagio parlano di 56 nuovi casi (che fanno arrivare il totale a 11.002) e di sei decessi, con la somma delle vittime arrivata a 2.918.
Dopo i pazienti della Val Seriana, anche la prima linea del Papa Giovanni si è messa in fila per i test sierologici. Mentre i laboratori hanno già completato le analisi dei primi campioni di sangue prelevati giovedì per accertare la presenza di anticorpi immunizzanti, ieri è partito il programma di screening per gli operatori sanitari dell’ospedale di Bergamo. Programma che sarà effettuato con gradualità, dando priorità a chi lavora al Pronto soccorso e a chi assiste pazienti fragili come quelli ematologici, oncologici, dializzati, trapiantati e immunodepressi.
Dopo i 249 prelievi di giovedì, ieri ne sono stati effettuati altri 131 ad Alzano e 154 a Nembro: tutti i prenotati si sono presentati. Ha rifiutato il 10% di chi era stato chiamato, dato che in Ats considerano «fisiologico». La scelta dei pazienti ha visto al lavoro i medici di base: i circa 70 della Val Seriana hanno ricevuto martedì dall’Ats la richiesta di indicare ognuno una decina di persone fra i 18 e i 64 anni che svolgano attività lavorative essenziali, abbiano sintomi riconducibili al coronavirus, ma non siano mai stati sottoposti ai tamponi. Le segnalazioni sono state fatte in tempi rapidi. «Ma abbiamo già chiesto di farci sapere in anticipo se serviranno anche per altre zone — spiega Mirko Tassinari, segretario dei medici di base bergamaschi — e di utilizzare gli stessi elenchi quando poi si tratterà di effettuare i tamponi che permetteranno il rientro al lavoro». I campioni sono poi stati portati ai laboratori di analisi del Bolognini di Seriate (dove sono previsti tempi di refertazione fra le 24 e le 48 ore a seconda dei carichi di lavoro) e del Papa Giovanni. Ma è in preventivo la possibilità di lavorare sulle 24 ore, visto che ieri l’assessore regionale al Welfare
Giulio Gallera ha specificato che «in Lombardia c’è la potenzialità di effettuare 10 mila test sierologici al giorno». E che quelli in Bergamasca si moltiplicheranno: a metà settimana l’Ats si riunirà con il Consiglio di rappresentanza dei sindaci per concordare modi e tempi per allargare i prelievi a tutta la provincia.
Nel frattempo i risultati dei test di giovedì sono già stati consegnati. «Usiamo uno strumento che può trattare 2.500-3.000 dosaggi al giorno, anche se, a differenza dei tamponi, non è un esame con un carattere di urgenza», spiega il dottor Giovanni Guerra, direttore del Laboratorio analisi chimico-cliniche del Papa Giovanni. L’attività ha una parte manuale, come l’immissione dei dati dei pazienti nel sistema e l’apposizione dell’etichetta con il codice a barre. Il resto lo fa il Liaison XL Las, macchinario di analisi prodotto dalla DiaSorin, la stessa azienda che ha messo a punto il test insieme al Policlinico di Pavia.
Lo strumento effettua in mezz’ora la prima analisi e poi in 23 secondi ognuna di quelle successive. Il referto viene poi consegnato ai medici di Microbiologia e Virologia, che effettuano un’interpretazione del risultato. «Lavoriamo in stretta collaborazione: siamo separati solo da una porta — spiega il dottor Guerra —. Con questi carichi di lavoro il personale è sufficiente ma è chiaro che quando i numeri cresceranno e si arriverà, come ci ha chiesto la Regione, ad accettare i campioni e a processarli nell’arco delle 24 ore, servirà più gente».
«L’obiettivo è quello di porre i test sierologici in alternativa al tampone — ha spiegato Gallera —. Questo tipo di test serve a vedere come si è sviluppata la diffusione del virus, ma non dà una diagnosi. C’è un altro test che ha l’ambizione di avere un valore diagnostico ma per potere esser sostituivo al tampone deve ottenere l’autorizzazione dell’Istituto superiore di sanità. Vogliamo aumentare la nostra capacità di fuoco per non restare nell’imbuto del tampone con problemi legati alla scarsità di reagenti». Gli esami riprenderanno lunedì, quando si aggiungerà il centro prelievi di Albino.
Intanto resta stabile il dato ufficiale dei contagiati, aumentato di 56 casi nel giro di 24 ore e con un totale arrivato a quota 11.002. Mentre è sceso ulteriormente il numero dei decessi: sono stati sei facendo salire il dato complessivo a 2.918.