Case di riposo, via alla Fase 2
Dopo la strage di 1.300 anziani, le Rsa aprono a nuovi ospiti. «Solo casi urgenti e indifferibili»
Anche le case di riposo, squassate da una tempesta che ha ucciso 1.300 dei loro ospiti, cercano un ritorno alla normalità. Sono stati fatti tamponi e sanificazioni, e dal territorio aumenta la richiesta di ricoveri. Per ora l’Ats ha soltanto concesso una deroga per accettare gli anziani rimasti soli dopo la morte di chi si occupava di loro. Ma la Regione ha bloccato le dimissioni dei convalescenti dal virus che erano stati trasferiti dagli ospedali.
Dopo lo tsunami che le ha travolte, con il decesso di 1.300 ospiti dall’inizio dell’anno, le case di riposo bergamasche cercano ora di ripartire. E si interrogano sul futuro. Le circolari diramate sabato dall’Ats di Bergamo hanno fornito i primi segnali. Da un lato concedono una deroga al blocco che era stato posto a marzo sull’inserimento di nuovi ospiti: potranno essere accettati i casi «urgenti e indifferibili» di quegli anziani che a causa dell’epidemia abbiano perso i familiari che si prendevano cura di loro. Dall’altro è scattato il blocco della Regione non solo all’accoglienza di pazienti contagiati in via di guarigione dagli ospedali, ma anche alla dimissione di chi era stato trasferito nei mesi scorsi: devono restare nelle strutture.
Pronta per la riapertura è la Fondazione Anni Sereni, che a Treviglio gestisce una Rsa con 154 posti letto e in cui sono rimasti 105 ospiti. «Occorre tutta la prudenza del mondo — premette il presidente Augusto Baruffi — ma si deve dare una risposta alla richiesta d’aiuto molto forte che arriva dalle famiglie. Il protocollo messo a punto dall’Ats va bene e lo stiamo applicando. Martedì abbiamo sanificato di nuovo tutta la struttura, è stata fatta la mappatura dei dipendenti con i tamponi, e gli ospiti e i reparti sono stati riorganizzati».
A proposito di tamponi, la Fondazione Vaglietti di Cologno è ancora in attesa degli esiti: «Solo dopo — chiarisce il presidente Maurizio Cansone — saremo in grado di accogliere questi nuovi ospiti. Vogliamo procedere nella massima sicurezza». La Vaglietti è coinvolta anche dalla seconda circolare perché ha un reparto per i dimessi dall’ospedale: «Ma su undici posti ne sono occupati solo due —– dice ancora Cansone —. Organizzare quel reparto ha comportato dei costi e altri ne comporta la gestione. Ci dicano cosa farne. La questione di fondo però è far ripartire la casa di riposo. Occorre individuare un percorso per tornare alla normalità anche ripensando ai modelli sin qui adottati, ma le Rsa non devono diventare strutture sanitarie. Noi abbiamo ospiti, non pazienti. E tutta la parte di socialità e animazione per le persone che hanno il solo peccato di essere diventate anziane, non può essere secondaria».
«Anche noi — aggiunge Barbara Codalli, direttore sanitario della Rsa di Nembro — abbiamo quattro dimessi Covid-19 che sono bloccati e al momento non sappiamo quanto staranno da noi. Sembra di capire che l’Ats stia valutando di identificare delle Rsa da riservare interamente a loro. Riguardo ai nuovi inserimenti di anziani in deroga si tratterà di pochissimi casi. Bisogna procedere con attenzione. Facciamo ancora fatica ad avere i tamponi per far rientrare il personale trovato positivo, mentre quelli tra gli ospiti hanno evidenziato un 30% di positivi asintomatici».
«Con il blocco degli ingressi i territori stanno esplodendo — spiega Cesare Maffeis, presidente dell’Associazione case di riposo bergamasche —. Le famiglie sono in ginocchio ma vogliono giustamente garanzie dopo quello che è successo. Sono le stesse che chiediamo anche noi. È questo l’oggetto della discussione con l’Ats. Il protocollo per l’inserimento in deroga va nella giusta direzione. Poi però ci sono cose paradossali come il blocco dei reparti per dimessi dall’ospedale. Le Rsa che li hanno allestiti hanno superato due verifiche dell’Ats e poi quella dei Nas, insomma lo fanno perché hanno dimostrato di poterlo fare. Manca una logica. Sembra solo si voglia fermare tutto in attesa di capire cosa fare. Cosa accettabile solo se si usa questo tempo per dare una programmazione sanitaria che sinora è mancata. Dobbiamo essere pronti per rispondere ai bisogni del territorio e a una eventuale seconda ondata. Per negativizzare le strutture servirà ancora almeno un mese e mezzo».
Ad ascoltare le Rsa bergamasche potrebbe essere direttamente l’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera. «Due settimane fa gli ho scritto — spiega Maffeis —. Chiedevo un tavolo di lavoro per le Rsa della nostra provincia perché qui si è vissuto qualcosa di unico. Martedì ha risposto che ci convocherà».
❞ Serve un percorso verso la normalità: abbiamo ospiti, non pazienti Maurizio Cansone Presidente a Cologno