I ritrovi in cortile e alla finestra Gli affetti ai tempi del Covid
Primi appuntamenti con i parenti nelle strutture per anziani
Fiori, tanti, profumi e altri regali. Soprattutto, sorrisi e commozione. Abbracci, però, ancora no. Da lunedì i 58 ospiti della casa di riposo di Nembro hanno ricominciato a incontrare i loro parenti. In cortile, con guanti e mascherina, e tenendo un metro e mezzo almeno di distanza. Ma è più di una videochiamata. Se a Clusone, Cesarina e la figlia Laura si sono auto organizzate con un appuntamento fisso alle 16, dalla finestra, qui è la Rsa ad aver fatto un passo.
«Ci abbiamo pensato molto, ma era arrivato il momento mantenendo tutte le precauzioni — tira un sospiro la direttrice sanitaria Barbara Codalli, che da metà febbraio ne ha persi 34, di nonni —. Comunque, ho avvisato i parenti che almeno per tutto maggio non riapro. Dentro, non si entra. So bene quanta possa essere la voglia di abbracciarsi o di una carezza, ma è troppo rischioso e se aprissi non sarei sicura di poter controllare che vengano tenute le distanze». Ha chiamato personalmente i parenti, per avvisare e spiegare: si raggiunge il cortile uno per volta, si rimane per 20 minuti, poi si cede il posto perché per ciascun ospite il punto di incontro è sempre lo stesso. Anziani e parenti si raccontano, si mostrano foto, si scrutano gli sguardi. C’è un margine di intimità, perché anche se rimane per contenere un eventuale slancio, l’educatrice è una presenza in punta di piedi.
Prima di compiere il passo, la direttrice sanitaria ha aspettato gli esiti dei tamponi. Per 18 ospiti sono positivi: «Sono asintomatici, stanno bene — precisa la dottoressa, che lavora per quattro, con a casa medico, caposala e capo fisioterapista in attesa del secondo tampone negativo —. Per i positivi abbiamo realizzato un mini nucleo separato dagli altri e per ora proseguiranno a vedere i parenti con le videochiamate».
Alla Fondazione Martino Zanchi, di Alzano, i positivi sono 20 su 77, anche loro separati dagli altri. Lì, il confine tra ospiti e parenti è la siepe che delimita la Rsa dal parco Montecchio. Si salutano dal balcone, dal vialetto, dal giardino. Anche qui gli incontri sono organizzati. «Fissiamo gli appuntamenti ogni quarto d’ora — conferma la direttrice Maria Giulia Madaschi—. Ci sono state molte emozioni, i parenti hanno portato anche violette. Ogni anno, a maggio, organizzavamo “I nonni senza frontiere” con le visite delle scuole. Non possiamo, ma non rinunceremo ad addobbare le terrazze che si affacciano sul parco».