La speranza degli agriturismi: ripartire a giugno con posti dimezzati
Il mondo dell’agricoltura non si è mai fermato. Fanno eccezione i 170 agriturismi bergamaschi tuttora bloccati, oltre al settore florovivaistico e della viticoltura. Il primo ha riaperto poco prima della fase 2, l’altro è in forte crisi. A loro favore sono rivolte le richieste di sostegno da parte di Coldiretti e Confagricoltura. Il lavoro nei campi è continuato garantendo a milioni di italiani il cibo in tavola nonostante l’assenza, in casi limitati, di manodopera per le stalle, bloccata in India e Pakistan, prima della pandemia. Ma a pagare il prezzo più caro è stato il settore legato all’agriturismo e delle fattorie didattiche. «Il comparto, decisivo spesso per la tenuta di un’azienda, è assimilato a quello della ristorazione, nonostante la somministrazione di cibo avvenga in condizioni più favorevoli, ovvero in spazi più ampi, spesso all’aperto — spiega Alberto Brivio, presidente di Coldiretti —. La speranza è che possano riaprire a giugno, anche se con posti dimezzati e tenendo conto di un effetto psicologico che non sarà favorevole. Come loro, la chiusura di bar e ristoranti ha causato ai viticoltori cali del 95 per cento. Sarebbe opportuno che il governo, oltre alle sospensioni dei pagamenti grazie alle moratorie, garantisse finanziamenti a fondo perduto». Sulla stessa linea anche Renato Giavazzi, presidente di Confagricoltura, che auspica un ritorno, nella fase 2, alle vecchie abitudini alimentari. «Il cliente, costretto a limitare le uscite al supermercato, compra e mangia di più, ma prediligendo i cibi a lunga conservazione a verdure e latte fresco, causando grandi quantità di ritiro merci. L’augurio è di ritornare allo stile di consumo abituale.
Al governo chiediamo uno snellimento della burocrazia e prestiti a tassi agevolati per risollevare i casi disperati», conclude.