Corriere della Sera (Bergamo)

QUALCUNO NON HA CAPITO

- Di Simone Bianco

Qualche decina di positivi e il problema degli aperitivi. Bergamo è tornata dove era tre mesi fa, quando l’uragano si annunciava in lontananza. In mezzo le sirene di notte, le migliaia di morti, la vita sconvolta dall’epidemia e dal lockdown. Eppure c’è gente che ancora non ha capito. I bar, i pub, i ristoranti hanno riaperto. Si può girare liberi. Finalmente. Ma sono bastati pochi giorni per rendersi conto che la situazione è fuori controllo. All’esterno dei locali, ma anche nei parchi, nelle piazze, è evidente la scarsa attenzione. Soprattutt­o tra i giovani. Si beve, si fuma, si parla, senza mascherine, a pochi centimetri di distanza. Giorgio Gori se ne lamenta ma – per ora – niente multe. Non è facile usare maniere forti, con gli esercenti in crisi. Però così non va. Lasciando stare il fatto che seguire le regole è un segno di rispetto per i tanti morti, bisogna decidersi: si temono più le polemiche dei commercian­ti o i rischi di un nuovo contagio? C’è qualcuno che vuole rivivere l’1% di quello che è successo a Bergamo negli ultimi mesi? Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti come funziona. I giovani si ammalano meno ma possono essere portatori sani del virus, magari per familiari anziani e con qualche acciacco. Persone che se contagiate rischiano la vita. Se davvero stiamo tornando alla normalità, ricordiamo che fino a tre mesi fa non era normale esporre un familiare a un virus potenzialm­ente letale. Di sicuro, non per un aperitivo.

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