In Fiera 6 postazioni dell’Ats: 700 tamponi al giorno
La tensostruttura dell’Ats: 10 prelievi ogni 5 minuti È attiva da mercoledì e lo sarà per due settimane Ieri mattina, centinaia in coda: «Va rispettato l’orario»
«Finalmente i tamponi iniziano a essere fatti, anche se in numero non ancora sufficiente rispetto alle persone che ne hanno bisogno», dice il presidente dell’Ordine dei medici Guido Marinoni. Nel parcheggio della Fiera di via Lunga, l’Ats ha allestito un tendone con sei postazioni per fare 700 prelievi al giorno. Il servizio è iniziato mercoledì e andrà avanti per almeno 15 giorni. Ieri mattina, qualche problema di assembramento con centinaia di persone in coda: «In troppi si sono presentati con largo anticipo, mentre l’orario va rispettato rigorosamente», spiega il direttore dell’Ats Massimo Giupponi.
Sotto un sole provvidenziale per le sue ciliegie Angelo Tomasoni, alle 10.45, è l’ultimo della fila. Sembra lunga, ma alle 12 è il doppio. «Stavo potando le mie piante e ho dovuto smettere», racconta di quel giorno, a inizio marzo, quando si è fatto vivo il coronavirus. Almeno crede. È uno di quelli che va dritto al tampone senza passare dal test sierologico. Introvabili fino a qualche settimana fa, ora gli esami per verificare con un prelievo nelle vie nasali se il virus c’è oppure no hanno smesso di essere un miraggio. E si vede. Nel parcheggio della Fiera, sul lato opposto dei padiglioni che ospitano l’ospedale da campo in fase di riorganizzazione (i malati sono scesi a 14), l’Ats ha attivato da mercoledì 6 postazioni per 700 tamponi al giorno, 10 ogni 5 minuti, effettuati sotto un tendone dalle 9 alle 17. Ieri, però, a un tratto, persino l’elicottero dei carabinieri si è soffermato sul cielo di via Lunga per le centinaia di persone che attendevano il loro turno contemporaneamente.
A sentire l’Ats, è stato un disguido provocato da chi non ha rispettato l’orario della convocazione: «In troppi si sono presentati con largo anticipo, qualcuno persino alle 9 per appuntamenti fissati per le 11 o per le 12, determinando la presenza di un numero eccessivo di cittadini in attesa», dichiara il direttore Massimo Giupponi, che chiede collaborazione: «È necessario arrivare rigorosamente in orario». Il punto in Fiera sarà attivo per almeno due settimane ed è stato aperto proprio per dare una risposta al maggior numero di tamponi disponibili. Trecento al giorno vengono invece raccolti negli ambulatori periferici di Bergamo, Bonate, Albino, Casazza e Caravaggio, mentre sul fronte dei test sierologici si sta terminando di eseguirne 500 al giorno. Sono i medici di base a richiedere i tamponi al dipartimento di Igiene dell’Ats, che poi contatta il paziente per telefono. Ora anche in un paio di giorni. Richiama per l’esito entro 4 o 5 giorni. La priorità viene data ai presunti nuovi casi, persone in cui si manifestano i sintomi. Il medico mette in quarantena loro e i contatti più recenti e avvia la procedura. Prelievi anche a tutti gli operatori sanitari e a chi è positivo ai test sierologici. Sulle categorie lavorative il presidente dell’Ordine dei medici Guido Marinoni precisa che «senza test sierologico e se i sintomi sono datati, l’indicazione sarebbe di non prescriverlo». In migliaia si sono rivolti ai laboratori privati, «che fanno i sierologici, ma a volte nicchiano sui tamponi — osservano Mario Sorlini e Marzio Zampa, presidente e coordinatore medico della cooperativa Iml —. Questo sta creando un effetto imbuto. Fatti i test, molti si rivolgono a noi per i tamponi. Consigliamo a chi ha effettuato il sierologico con i centri privati di insistere sul tampone, devono farlo». Lo dispone la delibera regionale. «I tamponi cominciano finalmente a essere fatti, ma in numero non ancora sufficiente a coprire le necessità — riprende Marinoni —. Il bello verrà a settembre. Anche nell’ipotesi che il virus non si ripresenti, bisognerà non farsi trovare impreparati. Ci saranno casi di febbre e andrà verificato con tempestività se è Covid».
Sessantatré anni, Tomasoni ha un’azienda agricola a Bolgare:
1.500 piante di pesche, albicocche e ciliegie già pronte. «Ho avuto la febbre e difficoltà a respirare, ma me la sono cavata a casa — spiega —. Ora che sarò a contatto con i clienti, il medico mi ha fatto fare il tampone». Così una psicologa di Seriate. Così Pierangelo Belotti, agente di commercio di Albino, basito per la folla: «Viene voglia di andare via pensando a chi si è ammalato seriamente e non ha potuto fare il tampone». Giovanni Meloni, 58 anni, di Telgate lavora alla Foppapedretti: «Mia moglie è dipendente di una Rsa, è stata male a marzo, le hanno fatto il tampone ora ed è in attesa dell’esito. Mia figlia, in ospedale per altro, è risultata positiva». Monica, da Cene, si commuove pensando al sindaco Giorgio
L’Ordine dei medici «Ora va meglio, ma ne servono di più e bisogna pensare già a quest’autunno»
Valoti, tra le vittime del Covid. «Ho avuto due giorni di febbre a 40 a inizio gennaio e poi una tossettina, ma fumo e non ci ho fatto caso. Adesso sono 7 settimane che ho perso gusto e olfatto. Mi sono accorta salando troppo la polenta». Tamponi, con la riapertura delle chiese, anche per i sacerdoti. Padre Ismaele, dei Cappuccini di Albino, ha 90 anni e fa la fila come gli altri. Il superiore Dino Franchetti ha alle spalle 24 anni di missione in Costa d’Avorio e Camerun: «Ma una cosa così non l’ho mai vissuta», dice della pandemia e dei lutti lasciati in sospeso: «Andranno ripresi per essere rielaborati». Cita la peste, i e la madre di Cecilia.