Dramma florovivaisti Persi 30 milioni di euro
Il produttore: «Marzo irrecuperabile, di solito garantiva il 60% dell’incasso» L’assessore regionale Rolfi: più liquidità
Per il settore florovivaistico bergamasco il contraccolpo economico dello stop imposto dall’emergenza coronavirus, vale 30 milioni di euro di perdite.
«Per ricominciare abbiamo bisogno di aiuti monetari e personale per far fronte al maggior carico di lavoro» spiega Giancarlo Locatelli che, con la sorella Monica, gestisce il vivaio di famiglia, aperto ad Ambivere, nel 1906. Il proprietario nell’ultima settimana ha assunto sei persone, dai 22 ai 50 anni, rimaste senza lavoro, una settima iniprossimo zierà lunedì. «Non prometto contratti lunghi, si parla di 4 mesi — continua —, ma è difficile trovare personale». Le commissioni riguardano soprattutto la manutenzione del verde per comuni ed enti pubblici: «Siamo rimasti fermi per mesi, ora bisogna intervenire con urgenza». Locatelli non fa il conto delle perdite, solitamente fattura 1 milione di euro l’anno: «Il mese di marzo che rappresenta il 60% dell’incasso è irrecuperabile — commenta —. La ripresa sarà lunga, gli aiuti non sono ancora arrivati, se non dalle banche che hanno bloccato i mutui».
Nel suo vivaio c’è l’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi: «A livello nazionale il settore florovivaistico ha perso 800 milioni di euro, il decreto Rilancio ne prevede 450 da suddividere per diverse filiere. Tutte le risorse sono ben accette, ma non bastano». Il confronto è con Belgio e Olanda: «Lì sono stati stanziati miliardi in pochi giorni, le perdite devono essere risarcite». L’impegno della Regione si concretizzerà nel
❞ Tutta l’agricoltura bergamasca è stata travolta dal Covid. Il florovivaistico conta 833 aziende e oltre duemila addetti, ma è un intero universo a essere in crisi Alberto Brivio Presidente Coldiretti
programma di sviluppo rurale: «Serve liquidità in tempi brevi — sostiene Rolfi —, non si può pensare di dare aiuti alle aziende fra un anno». Si focalizza sulle ripercussioni a lungo termine Nada Forbici, presidente di Assofloro Lombardia: «Quando avremo smaltito tutte le commesse rimarremo senza prodotti e dovremo acquistare dall’estero».
Un aspetto positivo, conseguenza del lockdown, è la riscoperta della cura dei giardini e dell’orto da parte delle famiglie. «L’agricoltura è vettore di speranza e rinascita — interviene Alberto Brivio, presidente di Coldiretti Bergamo —. Può trascinare la ripresa di filiere e settori collegati. È necessario sostenerla e permettere gli investimenti alle imprese. L’azienda Locatelli non è l’unica che sta sbloccando posti di lavoro».
Coldiretti Bergamo stima le perdite sul primo semestre dell’anno: «L’agricoltura bergamasca è stata travolta dal Covid — dice Gianfranco Drigo, direttore dell’organizzazione —, il florovivaistico conta 833 aziende e oltre 2 mila addetti, ma è un intero universo ad essere in crisi».
L’agrituristico segna, in soli due mesi, perdite per 6 milioni di euro, a danno delle 170 imprese in provincia. «La cifra è destinata a aumentare — spiega Drigo —, è drammatica la situazione delle fattorie didattiche che con la sospensione delle scuole non possono lavorare». Il settore vitivinicolo subisce il colpo più forte: le cantine che vendono all’industria alberghiera perdono il 95% degli incassi, meno 70% per chi consegna a domicilio o vende direttamente. Per l’orticolo il problema è declinato sulla riduzione delle esportazioni, con i conferimenti calati fino al 50% del prodotto. La perdita stimata, per marzo e aprile, è di oltre 7 milioni di euro di valore al campo. «È un settore importante –— puntualizza il direttore di Coldiretti — parliamo di 50 aziende che occupano oltre 800 persone e una quantità di produzione annua di almeno 45 milioni di tonnellate di prodotto». Il settore della carne perde soprattutto nel suinicolo, quello del latte segna una riduzione del 10% per i caseifici che vendono all’industria alberghiera.