Alla ricerca di una vacanza
Chiamate agli hotel di tutta Italia per capire che accoglienza attende chi viene dalla zona più colpita dall’epidemia: per ora dalla Lombardia si potrebbe andare solo in Umbria e Molise C’è chi dice: «Purché non siate malati» e chi ricorda il rispetto del
Tra poco si potrà (forse) uscire dalla Lombardia. Ma gli hotel come accoglieranno i clienti in arrivo da una zona martoriata dal virus come la Bergamasca?
Si cerca l’estate tutto l’anno e all’improvviso eccola qua: si scopre che non si sa dove si potrà andare. Perché è vero che dal 3 giugno si potrà viaggiare in tutta Italia, ma solo fra regioni che avranno lo stesso livello di contagiosità. In attesa della decisione del 29 maggio, secondo i dati di qualche giorno fa dalla Lombardia si potrebbe raggiungere solo i paesini medievali dell’Umbria e le spiagge del Molise. Sempre che da quelle parti se la sentano di accogliere dei bergamaschi dopo ciò che hanno letto e visto.
All’hotel Al Pescatore di Termoli, per esempio, fanno una pausa quando glielo si chiede: «Penso che non ci siano problemi», dicono poi con una certa cautela. Più tranquilli al vicino Hotel Europa: «Nessun problema, abbiamo già dei bergamaschi venuti per lavoro, non abbiamo pregiudizi». Pare esserci meno entusiasmo in Umbria: «Non ci sono problemi, ma se portate il risultato di un tampone o di un test sierologico è meglio», dicono al Santa Maria degli Angeli di Assisi. «Un po’ di paura c’è sempre con chi viene dal Nord — ammettono al Villa Cristina di Spoleto —. Certo, con quello che avete passato è giusto che abbiate voglia di distrarvi».
In realtà dopo tre mesi di chiusura e di camere deserte, nei tre stelle familiari a cui chiediamo una tripla per una presunta famigliola nessuno fa lo schizzinoso, neppure nel resto d’Italia. Anche se spesso ci si pone in modo curioso: «Non facciamo discriminazioni», dicono all’Hotel Marinella di Marciana Marina, all’Elba. «Non siamo razzisti con nessuno — assicurano all’Hotel Mimosa di Lignano Sabbiadoro —. Ma prego Dio che gli ospiti non siano malati. Mi fa piacere se venite e spero che siate in salute, poi noi non siamo responsabili se qualcuno si ammala».
Anche perché poi non c’è molta scelta: «Noi dobbiamo ricevere tutti, con le dovute garanzie — notano con una sfumatura di rassegnazione al Damanse di Tropea —. Ma dipenderà se vi fanno venire». «Non abbiamo paura», tagliano corto all’Hotel Palace di Sinigaglia. Certo rispettando prescrizioni e regole, perché, notano all’Hotel Italo di Madonna di Campiglio, «la gente va in giro, diffonde il virus e allora è importante seguire le norme». All’Hotel del Golfo a Lerici rassicurano: «Noi sappiamo cosa fare: dobbiamo dare alla questura e ai vigili i nomi di chi viene da Lombardia, Emilia e dalle province di Savona e Pesaro-Urbino: ci hanno dato queste regole in marzo e sono rimaste quelle.
Anche se poi non viene mai nessuno a controllare. L’importante è che lei non abbia la febbre e non sia stato a contatto con un malato negli ultimi 14 giorni». «Nessun problema, se rispettate le distanze e mettete la mascherina — avvertono a Villa Sole di Bellaria —. Poi potete prenotare anche la spiaggia». Alla pensione Miramare di Pietra Ligure sembrano meno ferrati: «Non c’è problema, se la gente sta bene. Poi i protocolli proprio giusti non li sappiamo ancora. Di posto ce n’è, purtroppo le prenotazioni vanno a rilento, la gente sta aspettando». Perché infine la situazione è quella che è, si accettano i clienti con un minimo di fatalismo: «Ci fidiamo delle persone — sospirano all’Hotel Roma di Roseto degli Abruzzi —: se vengono vuol dire che stanno bene. Bergamaschi o no, qualche malato potrebbe capitarci comunque». Quindi tocca fidarsi: «Non penso che siate sconsiderati che girano malati», buttano lì all’Hotel Amalfi.
Quando si chiede delle camere qualcuno finge di controllare ma gli altri rispondono subito di sì e, alla Villa Americana di Rodi Garganico, ridono di fronte al dubbio di un tutto esaurito: «C’è molto spazio, venite pure. Basta che ci sia tanta accortezza da parte di tutti». Più cupi all’Hotel Miramare di Gallipoli: «Abbiamo le prenotazioni arrivate in gennaio e febbraio, poi basta. La gente ha paura, il governo ha seminato il terrore. A noi non interessa da dove viene il cliente, tanto qui hanno chiuso l’aeroporto e quindi niente stranieri».
Infine sembra vincere un senso di solidarietà comune: «Vabbè, la vita va avanti, mi dispiace ma non è colpa di voi bergamaschi — ridono al Villaggio dei Pescatori di Ponza —. La nostra clientela viene per il 70% dal Nord, vi sentirete a vostro agio». «Siamo tutti sulla stessa barca — riconoscono al San Francisco di Viareggio — non possiamo discriminare la gente». Lo stesso, con qualche eccesso di ottimismo, al Mirafiori di Jesolo: «Siamo su una barca comune, se il problema è risolto, è risolto dappertutto». La buttano sul filosofico al San Martino di Siracusa: «Siamo tutti italiani, forse sono gli stranieri a vederci in modo diverso. Ma da qui a luglio può ancora succedere di tutto, quindi tanto vale».
Aperture
Nella maggior parte delle località di vacanza gli hotel ripartiranno ai primi di giugno