«Zona rossa, pressioni» L’idea governo in città
Otto positivi e un deceduto in più. Negli ospedali 201 ricoverati per Covid-19 Giupponi, Ats: a metà mese valuteremo l’effetto della riapertura del 18 maggio Tamponi, è in corso l’installazione del macchinario donato dal Rotary
«Una seduta del Consiglio dei ministri a Bergamo è un’ipotesi cui stiamo lavorando», dice il consigliere regionale del M5S Dario Violi
( foto). Violi racconta anche delle pressioni dal mondo economico per evitare la zona rossa all’inizio di marzo.
È probabilmente il dato più contenuto dalla fine di febbraio: otto positivi in più in un giorno, per un totale di 13.374, a Bergamo e provincia, secondo i numeri diffusi ieri dalla Regione. E un deceduto: in tutto sono stati 3.091. Otto persone: forse un numero condizionato dai pochi tamponi processati in Lombardia, in tutto 3.572, ma comunque incoraggiante. Sono lontani i 700 contagiati in più di una delle giornate record di marzo. Un’ulteriore frenata sembra esserci, dopo i 43 positivi di domenica e i 21 del giorno prima: dati che vanno letti in modo approfondito, considerando che oggi il tampone viene fatto a una platea più allargata di residenti, anche a chi non ha avuto alcun sintomo ma è risultato positivo, per esempio, al test sierologico fatto in privato. Mentre all’apice dell’emergenza il riscontro scattava solo quando c’era il ricovero in ospedale, spesso in condizioni già preoccupanti.
I ricoverati
I numeri degli ospedali, contattati ieri in una giornata in cui non era così semplice centralizzare i dati, confermano il trend, anche se non sempre si tratta di parametri confrontabili tra loro. Tra il Papa Giovanni e San Giovanni Bianco risultano in tutto 94 pazienti affetti da Covid, di cui 22 in Terapia intensiva, che però non ne riceve di nuovi ormai da quattro settimane. Vuote, invece, le altre Rianimazioni. All’Asst Bergamo Est, tra Seriate e gli altri tre presidi (Alzano, Piario e Lovere), ci sono in tutto 24 ricoverati per coronavirus: per quanto riguarda gli accessi al pronto soccorso al Bolognini l’8% è rappresentato al momento da pazienti con sintomi che fanno sospettare il contagio, mentre lo stesso indicatore si abbassa al 5 e 7% rispettivamente a Piario e Lovere. Non ci sono dati aggiornati a ieri dalla Bergamo Ovest, ma sabato risultavano 26 ricoverati per Covid a Treviglio e 5 a Romano di Lombardia. E in generale, in tutte le aziende socio sanitarie pubbliche, non si va oltre il 10% di Covid (o sospetto tale) per quanto riguarda il pronto soccorso.
Cliniche private
Sono invece 38 i pazienti ricoverati a causa del coronavirus tra i policlinici San Marco di Zingonia e quello di Ponte San Pietro, del gruppo San Donato, mentre all’Humanitas si arriva a 14 ma con un punto di domanda su altre 23 persone nel «reparto grigio», dedicato a chi attende la conferma di aver contratto il virus. Al pronto soccorso, al momento, l’11% degli accessi è legato all’epidemia.
Complessivamente si contano, quindi, 201 persone ricoverate colpite con certezza dal virus. E anche qui va ricordato che all’apice dell’emergenza, due mesi e mezzo fa, solo tra il Papa Giovanni e San Giovanni Bianco ce n’erano 500, mentre in tutta la provincia (e quindi considerando tutte le altre strutture), ci sono state un paio di settimane in cui si andava oltre i mille. «Il virus clinicamente non esiste più», ha dichiarato Alberto Zangrillo, direttore della Terapia intensiva del San Raffaele. È così? Invita alla cautela l’Agenzia di tutela della salute di Bergamo, che naturalmente ha un punto di vista privilegiato sui dati più aggiornati. Per offrire un quadro complessivo della situazione il direttore generale Massimo Giupponi ricorda che «oggi ci sono pazienti Covid-19, in isolamento, che vengono curati anche a domicilio, dopo la segnalazione dei medici di medicina generale. Ma non si tratta, nella maggior parte dei casi, di situazioni gravi». Più in generale, «mi sembra di poter dire che, quattro settimane dopo, le prime riaperture del 4 maggio non stiano provocando nessuna nuova impennata o crescita della diffusione del contagio. Ma è ancora presto per esprimersi sull’ultimo periodo».
L’invito alla cautela
In particolare sulle due settimane iniziate con il 18 maggio, da quando anche i locali pubblici sono stati completamente riaperti. «Credo serva un mese per capire gli effetti sortiti da certi provvedimenti, quindi attendiamo metà giugno — commenta Giupponi — così come bisognerà aspettare la fine del mese per capire se ci siano conseguenze della riapertura dei prossimi giorni tra le regioni».
Gli esami
Per i bergamaschi, intanto, l’Ats viaggia ancora sui mille tamponi al giorno, con punte di 1.500. Dall’inizio dell’epidemia sono stati circa 50 mila quelli effettuati, tra doppi tamponi ed esami ripetuti sulle stesse persone. La (presunta) fine dell’emergenza, dovrebbe però portare con sé anche una capacità superiore di processarli, fino a quasi quattromila al giorno, grazie al macchinario individuato dal Rotary Distretto 2042 negli Stati Uniti, con reagenti prodotti da un’azienda britannica: il macchinario, che di fatto velocizza con l’automazione la fase iniziale di trattamento dei campioni prelevati, è in corso di installazione a Calcinate, nelle strutture dell’Asst Bergamo Est. Potrebbe entrare in funzione entro settimana prossima.
Pronto soccorso Gli accessi per sintomi sospetti si assestano tra il 5 e l’11% del totale negli ospedali
Il confronto L’incremento dei positivi in una giornata è il più basso dalla fine di febbraio