Dai quarti partite secche a Lisbona
Dai quarti partite secche giocate tutte a Lisbona Il dolce ricordo e l’incognita
La Uefa dovrebbe aver deciso — l’ufficialità è attesa per il 17 giugno, quando si svolgerà un meeting per diramare le linee guida di campionati e coppe internazionali —: niente finale di Champions League a Istanbul, perché la capitale turca sarebbe troppo a rischio. Quindi dirottamento dell’ultimo atto a Lisbona, a partire dai quarti e non dalle semifinali, in una sorta di mini torneo, una final eight del tutto inedita nella storia recente del massimo trofeo internazionale. In due settimane, da Ferragosto in poi, verranno giocate tutte le sette partite — non ci sarà andata e ritorno per quarti e semifinali — che mancano a concludere la competizione. Non è da escludere che in realtà si giochi in otto-nove giorni, partendo quindi intorno al 13 di agosto per arrivare al 22 (sabato sera) con la finalissima.
Perché proprio in Portogallo? L’altra candidatura forte era quella di Francoforte, ma con il Bayern Monaco ancora in corsa ci sarebbe stato il rischio di favoritismo verso i tedeschi. Niente «Road to Istanbul», dunque, ma una sorta di Europeo di grande fascino a Lisbona, città che ha dei ricordi agrodolci per l’Atalanta. Due le gare da ricordare, entrambe contro lo Sporting. Con i biancoverdi c’è la prima eliminazione nel 1963-64, in Coppa delle Coppe, dove i nerazzurri erano arrivati grazie alla vittoria della Coppa Italia della stagione precedente, con tripletta di Domenghini contro il Torino in finale. L’andata termina 2-0, a Bergamo, un vantaggio rassicurante. Il ritorno però vede un infortunio del portiere titolare
Pizzaballa e, senza sostituzioni, a difendere la porta ci va l’italoargentino Calvanese, che fa quel che può. Il risultato è 3-1, dopo i supplementari, stavolta per lo Sporting di Lisbona, ma non vige ancora la regola del gol in trasferta che vale doppio. Dunque nello spareggio decisivo i portoghesi vincono ancora, eliminando i bergamaschi.
L’Atalanta però si fa un regalo nell’altra Coppa delle Coppe, quella magica con Mondonico, Cantarutti e Nicolini. Perché nel marzo del 1988 c’è una notte da ricordare, quella che porta gli atalantini — allora impegnati nella Serie B, ma in Europa grazie alla finale di Coppa Italia persa l’anno prima contro il Napoli — direttamente a Malines per le semifinali. L’immagine perfetta è però quella di Cantarutti che, a dieci minuti dalla fine, salta netto il portiere e insacca a porta vuota, esultando con i pugni alzati. Sarebbe probabilmente troppo chiedere una replica in un sabato di agosto, ma sognare non costa nulla. Anche perché nella storia della Champions ci sono stati Davide che hanno battuto Golia. La Steaua Bucarest o la Stella Rossa, il Porto di José Mourinho nel 2004, il Chelsea di Di Matteo nel 2012. Oppure il Borussia Dortmund del 2013, l’Atletico del 2014, il Tottenham nel 2020, tutte arrivate a un passo dalla coppa. E l’Atalanta ha già dimostrato di poter sorprendere.
Ma c’è anche il campionato: sono stati ufficializzati playout e playoff in caso di secondo stop del campionato, oppure l’utilizzo di un algoritmo se sarà necessario cristallizzare le posizioni. Nella speranza che non ci sia bisogno di ricorrere né agli uni né agli altri.