Per l’ex ospedale iniziata la Fase 2
Iniziate ieri le attività di vaccinazione e di follow-up Le camere trasformate in due giorni da 15 artigiani
Dimessa il 24 maggio l’ultima paziente, gli spazi dell’ospedale in Fiera sono stati rimodulati. Ieri sono iniziate le vaccinazioni e i controlli ai pazienti guariti.
Un cartello all’ingresso indica il percorso per le vaccinazioni, un altro all’accesso carrale mostra quello del follow up, ed entrambi danno il via alla Fase 2 dell’ospedale in Fiera, iniziata ieri mattina. Anche se, come nel caso della realizzazione della struttura, i primi a darsi da fare sono stati gli artigiani, che già in aprile avevano lavorato per 18 mila ore per un valore di un milione di euro. Durante il ponte del 2 giugno sono arrivati in quindici e hanno lavorato fino alle 2 di notte per terminare nel giro di due giorni la rimodulazione delle camere.
Spostati tutti i letti nel corridoio centrale, negli stanzoni da dodici posti sono stati installati mille metri quadrati di pannelli di truciolare di tre metri per uno presi dal padiglione a fianco, dove erano stati installati prima di febbraio per una fiera mai realizzata. I pannelli hanno trasformato le stanze in tanti ambulatori.
Dimessa il 24 maggio l’ultima paziente, da ieri l’ospedale è stato suddiviso in due settori. In uno ci sono appunto gli spazi in cui effettuare in ogni ambulatorio due linee di vaccinazione. «Ne sono previste seimila, per ora pediatriche ma a breve anche per gli adulti», spiega il coordinatore infermieristico Luigi Daleffe, incaricato dal Papa Giovanni di seguire la riconversione ambulatoriale dell’ospedale. L’attività si svolge dal lunedì al venerdì con la presenza di 4 infermieri dalle 8 alle 16,30.
Nell’altro settore ci sono i follow-up: 2.300 persone che nei mesi scorsi sono state malate di Covid-19 e sono guarite potranno effettuare controlli seriali sulle loro condizioni e le eventuali conseguenze larogarne sciate dal virus al loro organismo. Ci sono tre ambulatori infermieristici, due pneumologici, due fisioterapici e altri per infettivologi, valutazioni ginecologiche, diagnostica tac, radiografie al torace ed esami ematochimici. «A regime qui si lavorerà in una ventina di persone — spiega Daleffe — mentre nel momento di massima attività dell’ospedale, durante l’emergenza, si è arrivati a 180 tra medici infermieri e personale sanitario di supporto». I pannelli installati in quel periodo hanno una differenza con quelli attuali: «Questi non sono stati sigillati — spiega il presidente di Confartigianato Giacinto Giambellini —: nel momento in cui dovesse manifestarsi una nuova emergenza e servissero i ricoveri, l’ospedale sarebbe ripristinato nel giro di 6-8 ore». Il tutto resterà attivo almeno fino al 31 luglio, data di scadenza del decreto di istituzione: entro quella data la Regione deciderà se prol’esistenza in vista di una possibile seconda ondata del virus in autunno. «La costruzione è stata un’esperienza pesante — commenta il direttore generale della Sanità degli alpini Sergio Rizzini — in cui abbiamo visto il meglio, cioè i tanti che ci hanno aiutati, e il peggio: chi doveva prendere le decisioni era lontano da qui e non capiva la gravità della situazione. Questo ha ritardato i lavori di due settimane, ed è l’unico rammarico. Ma in un momento di notte fonda quest’ospedale ha portato una luce di speranza».
Divisori
Posati mille metri quadrati di pannelli che possono essere rimossi in poche ore