LE PRESCRIZIONI E I PASSI AVANTI
La recente festività della Pentecoste ha ricordato ai cristiani il dono miracoloso dello Spirito Santo che aveva portato alla riconciliazione dei linguaggi , tanto che gli apostoli potevano predicare contemporaneamente ad ascoltatori di molte nazioni , ciascuno dei quali «li udiva parlare nella propria lingua»: esattamente il contrario della confusione delle lingue, con il quale Dio aveva stroncato l’ambizioso progetto di costruire a Babele una torre alta fino al cielo. C’è urgente necessità di linguaggio condiviso: e se la locuzione «nuovi contagi Covid» deve avere un qualche senso per «marcare» l’evoluzione della pandemia, essa deve riferirsi soltanto a chi — il giorno prima, o in un determinato periodo precedente — ha contratto e manifestato la malattia: accreditare alla voce «nuovi contagi» la semplice certificazione di positività asintomatiche radicate da tempo, è una operazione frustrante e disinformativa, senza alcuna capacità di suggerire qualcosa di significativo rispetto all’andamento dell’infezione.
Non è un problema di «magheggi» , perché i dati sono ovviamente reali, anche se inevitabilmente correlati al numero di tamponi processati (e alla scelta del «campione sociale» esaminato): ma è questione che le parole abbiano il significato che le competono, soprattutto se da esse discendono le limitazioni alle frontiere opposte dagli altri Paesi, ovvero se costituiscono parametro per ulteriori valutazioni «interne», in vista dell’allentamento dei vincoli che ancora ci pesano.
E se i protocolli o le direttive nazionali insistono per questo sostanziale fraintendimento, qualcuno prenda almeno lo spunto per affiancarvi i numeri che contano davvero. La narrazione di questa pandemia dovrà riservare uno spazio adeguato ai decisivi passi in avanti di cui siamo debitori alla anarchica — quanto intelligente — iniziativa di singoli : a cavallo tra gennaio e febbraio, solo la lungimiranza del professor Crisanti ha garantito al Veneto una scorta adeguata di reagenti, ed il controllo delle persone che avevano avuto rapporti con la Cina, anche se asintomatiche: e conosciamo i risultati, che hanno complessivamente premiato i Serenissimi.
A fronte di un protocollo che limitava il tampone ai soli sintomatici la cui anamnesi evidenziasse un qualche pregresso «contatto cinese» , è stata la decisione di rompere lo schema, assunta dalla mitica «anestesista di Codogno», a far certificare che l’epidemia era ormai diventata anche e totalmente italiana: nelle settimane precedenti il 20 febbraio, tutti i malati di «polmoniti strane» avevano purtroppo sparso liberamente virus e contagi, facendo verosimilmente più danno di qualunque successiva mancata zona rossa: ma così volevano le indicazioni dei tecnici ministeriali. Ed è altrettanto noto, anche se emerso in sordina, che solo qualche riscontro diagnostico eseguito fuori protocollo anche nel nostro Papa Giovanni ha permesso di capire che non si moriva soltanto di polmonite: e per il trattamento terapeutico dei malati successivi è stata provvidenziale la consapevolezza acquisita in ordine alla necessità di gestire anche le gravissime complicanze tromboemboliche.
L’ osservanza delle «superiori prescrizioni» costituisce spesso fonte di rassicurazione, ma talvolta uccide: la responsabilità dei passi in avanti crea inquietudine, ma può risultare la carta vincente.