Ente camerale a trazione Confindustria
Finita l’era Malvestiti, inizia quella di Mazzoleni. «Facciamo ripartire Bergamo»
Espressione dell’irriducibile coerenza di pensiero di un consigliere, l’unica scheda bianca, su ventiquattro, non ha guastato l’elezione di Carlo Mazzoleni a presidente della Camera di Commercio di Bergamo. Il «tutti per uno-uno per tutti», formalmente non si è registrato.
Ma quella scheda, imbucata senza preferenza, nulla toglie al clima da calumet della pace (camerale) che si è respirato dal primo all’ultimo minuto della nomina del nuovo board. A cancellare beghe e rivalse associative, tra coalizioni e alleanze, mai così lontane (anche se ci sarà comunque tempo perché si manifesti qualche mal di pancia per ambizioni da poltrona ora sottotraccia, come quella in Sacbo) ci ha pensato l’emergenza sanitaria che obbliga tutti, anche il piccolo mondo antico camerale, ad un fronte comune.
Il collante della coesione e della unità a cui tutti nell’election day si sono appellati da oggi in poi, ha un solo nome: crisi (da coronavirus). Un guaio tremendo, ma anche un’opportunità per far partire, finalmente, il «Sistema Bergamo», fattore comune mai pienamente realizzato tra istituzioni, associazioni e politica. Se non ora, quando? Un’azione corale che Miriam Gualini, consigliere in quota Confindustria, sintetizza a favore del «suo» presidente con un entusiastico endorsement di avvio mandato: «Conosco Mazzoleni e ci darà la Bergamo che noi ci meritiamo».
Una responsabilità, quella di far coagulare attese e trovare soluzioni, non da poco per il neo eletto che, tra interventi e dichiarazioni di voto dal podio, tutte incentrate sull’unità, si è visto scrivere in presa diretta l’agenda dei prossimi anni. Che definire impegnativi è poco, perché già il sindaco, Giorgio Gori, gli ha aperto idealmente una serie di cassetti. In uno di questi, ad esempio, giacciono incompiuti i Tavoli Ocse. «Quindi dovremo riprendere quello che è stato fatto e cercare di essere più bravi del solito — ha esortato il primo cittadino —. Il tema delle infrastrutture è strategico, ma dobbiamo aver ben chiaro dove vogliamo andare. Ci sono tante cose da fare insieme, non sarà solo il presidente ma tutta la squadra a fare la differenza. E ricordiamoci — ha concluso Gori — che solo chi innova è in grado di competere».
Ocse o no, si ritorna sempre al grande tema delle infrastrutture, su cui gli stanziamenti regionali, già per opere immediatamente cantierabili, evidenziati dall’assessore Claudia Terzi, rappresentano un balsamo finanziario su cui poter far conto. «Con quello dovremo affrontare anche il tema della Fiera», ha sottolineato nel suo intervento Pasquale Gandolfi, in rappresentanza della Provincia. La Camera, che Alberto Brivio definisce un «ganglio vitale», chiama tutti a fare la propria parte, e Imprese e Territorio risponde «presente», sotterrando l’ascia di guerra: «Siamo chiamati a dare competitività e sviluppo, creando una connessione virtuosa tra economia e territorio — sottolinea Alberto Brivio —. La nomina di Mazzoleni è da noi apprezzata. Garantiamo al presidente il nostro sostegno, in un’ottica che, seppur attenta e critica, sarà comunque propositiva e fattiva».
Per Mazzoleni, dunque, un «armiamoci e partiamo» confortante: «Il territorio non ci permetterebbe di dividerci e il confronto ci richiede un metodo innovativo». Le idee sono chiare, all’insegna dell’inclusione: «Ho intenzione di coinvolgere anche quei mondi che, nello snellimento dell’organico, non fanno parte della giunta». Sindacati e banche, insomma, potranno continuare a dire la loro anche stando «solo» in consiglio. «Servirà uno strabismo per guardare sia alle linee programmatiche di medio e lungo termine che alle contingenze del momento». Che per l’ex presidente Paolo Malvestiti da ieri sono di natura commerciale. I «grazie» per i suoi due (non facili) mandati sono stati tanti. Lui ha salutato tutti quando le operazioni di voto erano ancora in corsa. Non vede l’ora, e lo si è capito benissimo, di occuparsi solo dei suoi negozi.
L’astenuto Tutti i voti sono andati a Mazzoleni tranne uno: nell’urna c’era una scheda bianca