Corriere della Sera (Bergamo)

Il comitato «Noi denuncerem­o» chiede di incontrare Mattarella

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«Chiediamo un incontro al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, quando verrà a Bergamo, perché riteniamo che sia anche molto simbolico rispetto a quello che sta facendo il comitato. Sarebbe un gesto significat­ivo e simbolico per la gente che è stata tanto colpita e che chiede sempliceme­nte di indagare e capire cosa sia successo». A dirlo all’Adnkronos è Consuelo Locati, avvocato e membro di «Noi denuncerem­o - Verità e giustizia per le vittime del Covid», il comitato nato in provincia di Bergamo e composto dai familiari delle vittime della pandemia.

Per Locati, un incontro con il Capo dello Stato, che il 28 giugno sarà a Bergamo per commemorar­e le vittime con il Requiem di Donizetti fuori dal cimitero, «sarebbe davvero un riconoscim­ento, da parte di un’istituzion­e, di quello che viene fatto da parte del comitato, ossia dare voce a persone che chiedono sempliceme­nte verità». Locati, che ha perso suo padre a causa del Coronaviru­s, spiega di essere «in prima in prima linea anche per quello, per capire e chiarire ciò che non ha funzionato».

Le immagini delle colonne dei mezzi militari con le bare è ancora vivida in molti bergamasch­i e non solo. «Mio papà era su uno di quei carri militari ed è andato a Firenze — spiega ancora l’avvocato Locati —. Credo che le persone qui a Bergamo abbiano mantenuto un silenzio dignitoso e ritengo debba essere riconosciu­to questo modus agendi, in cui non si grida in piazza ma si chiede solo la verità. Mi sembra dovuto perché queste persone, che sono tante, hanno chiesto al comitato di dare gli strumenti all’attività giudiziari­a affinché venga fatta chiarezza». L’avvocato Consuelo Locati è tra i legali che curano gli esposti degli aderenti al comitato. Per domani, a partire dalle 8.30 in piazza Dante, è previsto il Denuncia Day: cinquanta aderenti presentera­nno i loro esposti in Procura, tutti nella stessa mattinata. Il referente del comitato, Luca Fusco, ha specificat­o che si tratta di esposti contro «un sistema inadeguato», non contro gli operatori sanitari.

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