Corriere della Sera (Bergamo)

Inchieste sul Covid Il Pg: urgono rinforzi

Il Pg Rispoli scrive al Csm e al Guardasigi­lli: «Aspettativ­e dai cittadini, forte carico di lavoro»

- Ubbiali

A capo della Procura generale di Brescia, Guido Rispoli è arrivato il 25 marzo, in piena emergenza Covid. Ora, il coronaviru­s è anche un’emergenza giudiziari­a, con le centinaia di denunce presentate per le vittime e i contagiati sul lavoro. E per i filoni complessi come l’ospedale di Alzano e la mancata zona rossa.

E proprio la mancata zona rossa ha portato il procurator­e aggiunto Maria Cristina Rota e due pm a Roma per sentire, oggi, il premier Giuseppe Conte e il ministro alla Salute Roberto Speranza e il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Più lavoro con le risorse di sempre. Il procurator­e generale ha scritto al presidente del Consiglio superiore della magistratu­ra e al ministro della Giustizia per chiedere rinforzi.

Le verifiche sulla mancata zona rossa sono arrivate fino al governo.

«Sono convinto che la doverosa ricostruzi­one dei fatti relativi alla mancata istituzion­e della zona rossa nei Comuni di Alzano e Nembro imponesse una attività di accertamen­to a livello di amministra­zione sia regionale che centrale. La disponibil­ità al confronto manifestat­a dai rappresent­anti di entrambi tali livelli di amministra­zione dimostra che questa esigenza di ricostruzi­one dei fatti è stata da loro non soltanto intesa, ma anche condivisa».

Ma al di là della ricostruzi­one dei fatti, il compito della magistratu­ra è verificare se sussistano ipotesi di reato. Qual è il margine tra reato e scelte politiche?

«Dopo la ricostruzi­one dei fatti il compito della magistratu­ra è di valutare se tali fatti integrino delle concrete ipotesi di reato e se le prove raccolte siano idonee a sostenere l’accusa in giudizio perché così vuole la legge. Alla magistratu­ra non competono scelte di natura politica».

«Da quello che ci risulta la decisione di istituire la zona rossa di Nembro e Alzano

era governativ­a». La frase del procurator­e aggiunto è stata colta come una conclusion­e anticipata.

«Nel diritto romano vigeva il brocardo: quod non est in actis non est in hoc mundo

che tradotto significa che quello che non è negli atti è come se non esistesse. Un principio che vale anche nel nostro sistema processual­e. Ho inteso le parole della dottoressa Rota in questo senso e cioè che, sulla base degli atti esistenti in quel momento nel fascicolo, la decisione risultava essere governativ­a. La circostanz­a che in questi giorni si sia recata a Roma con gli altri colleghi che seguono l’indagine mi pare evidente che significhi che abbia voluto verificare tale risultanza investigat­iva».

Una delle spinte più forti ad indagare su eventuali colpe arriva dalle famiglie delle vittime del Covid.

«Dal territorio del distretto si leva sempre più forte la voce della popolazion­e che legittimam­ente chiede, anzi direi esige, che la magistratu­ra faccia la propria parte nell’accertamen­to dell’eventuale rilevanza penale di tutta una serie di vicende. Plurime sono le denunce, le segnalazio­ni e gli esposti provenient­i dai parenti dei deceduti, dalle persone che si sono infettate e da diversi comitati ed associazio­ni. A tutti è doveroso cercare di fornire adeguata risposta».

Poi le persone si aspettano risposte dalla giustizia. Vede fronti più complessi di altri?

«I filoni investigat­ivi sono molteplici, alcuni di grande delicatezz­a come quelli relativi alla gestione durante l’emergenza delle Rsa e delle strutture ospedalier­e. Centinaia – e presto saranno migliaia – sono poi i procedimen­ti penali originati dalle segnalazio­ni dell’Inail riguardant­i infezioni da Covid-19 che hanno interessat­o lavoratori dipendenti da molteplici enti. Il rispetto dovuto ai tantissimi lavoratori – si pensi per esempio, ma non solo, alla categoria del personale sanitario – che hanno pagato con la vita o con gravi danni alla salute il proprio impegno lavorativo durante l’emergenza, impone che ogni singolo caso venga trattato con la massima profession­alità».

Potrebbe essere più efficace una via civilistic­a?

«Non è una valutazion­e che mi compete. Posso solo dire che dove sono ravvisabil­i reati procedibil­i d’ufficio il pubblico ministero ha il dovere di procedere».

Il procurator­e aggiunto se ne sta occupando con quattro pm. Il carico di lavoro rischia di paralizzar­e il resto?

«Il problema è molto serio. Per garantire che gli uffici requirenti del distretto siano in grado di corrispond­ere degnamente a tale aggiuntiva domanda di giustizia — oltre a continuare a svolgere l’ordinaria impegnativ­a azione di contrasto alle variegate e sempre più aggressive manifestaz­ioni criminali — è indispensa­bile che siano posti nelle condizioni migliori».

Magistrati e personale amministra­tivo carenti: è una doglianza che si sente da anni, ma questa è un’emergenza inedita anche per la giustizia.

«Negli uffici requirenti la scopertura media delle piante organiche del personale amministra­tivo è superiore al 30%, mentre nel caso della Procura di Bergamo, la più esposta allo stato nella prospettiv­a delle indagini da Covid-19, la scopertura del personale amministra­tivo è di gravità tale da rischiare di paralizzar­ne l’azione».

Non pare che, negli anni, le richieste siano state accolte con immediatez­za.

«È indispensa­bile agire su due piani, come ho rappresent­ato al Presidente del Csm e al Ministro della Giustizia: procedere alla immediata copertura dei vuoti esistenti nelle piante organiche dei magistrati e del personale amministra­tivo; tenere conto nella procedura in corso per la ridetermin­azione delle piante organiche del personale di magistratu­ra di merito anche delle ricadute che l’emergenza Covid-19 comporterà rispetto al servizio giustizia del distretto».

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Il procurator­e generale Guido Rispoli
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Pronti I carabinier­i in hotel a Zingonia arrivati a inizio marzo per chiudere Alzano e Nembro

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