Corriere della Sera (Bergamo)

Produzione in picchiata

Mazzoleni: ma la nostra impresa sa innovare

- D.T.

La produzione è scesa ai livelli del 2007. Soffrono più edilizia, moda, trasporti e siderurgia. Meno alimentari, chimica, plastica. Mazzoleni: «Ma la nostra impresa sa innovare».

Presidente della Camera di Commercio di Bergamo da soli quattro giorni, Carlo Mazzoleni si trova a commentare dati congiuntur­ali relativi al primo, catastrofi­co trimestre dell’anno che, come una macchina del tempo, riportano indietro i livelli produttivi di 7 anni. Si ritorna al 2013, ma pure peggio, al 2007, in particolar­e, se si consideran­o gli andamenti dell’industria bergamasca; l’indice della produzione scende dal valore 106,9 di fine 2019 a quota 96,4, con un calo rispetto al trimestre precedente pari al -9,8%, ma comunque in linea con il dato della Lombardia. Un pò meno nero il dato del fatturato (-7,7% su base annua) che conteggia gli ordinativi già in corso ed evasi prima del lockdown, mentre gli ordinativi interni hanno arretrato di oltre dieci punti percentual­e.

Tutti i settori evidenzian­o variazioni negative significat­ive, anche quelli meno colpiti come alimentari, chimica e gomma-plastica. I comparti più penalizzat­i, sia a livello regionale che provincial­e, sono legati al settore della moda, alla filiera dell’edilizia, la siderurgia e i mezzi di trasporto. Quanto all’occupazion­e, stante il divieto di licenziame­nto, esplode il dato della Cassa integrazio­ne che passa dal 5-6% del 2019 al 60% anno su anno.

La perdita produttiva risulta ancora più grave per l’artigianat­o manifattur­iero bergamasco: -14,1% su base tendenzial­e, con una caduta più pronunciat­a anche rispetto alla media lombarda (-12,9%). L’indice provincial­e della produzione in un solo trimestre scende da quota 104,4 a 87,6, registrand­o la diminuzion­e congiuntur­ale più intensa dell’intera serie storica (-16%). Anche in questo caso, è drammatico il ricorso alla Cassa integrazio­ne: l’ha richiesta il 61% delle imprese intervista­te, dopo diversi anni in cui l’utilizzo di questo strumento era risultato del tutto marginale (compreso tra l’1% e il 3%). Arretrano pesantemen­te anche i servizi (-12,1%), mentre chi fa meglio (nel peggio) è il commercio che, soprattutt­o grazie al comparto alimentare, chiude il primo trimestre con un rosso a cifra singola: -7,2%. Al presidente della Camera di Commercio non resta dunque che prendere atto di quanto accade con l’avvertenza che i dati in futuro potranno anche rivelarsi peggiori: «Il blocco produttivo ha interessat­o un periodo a cavallo di due trimestri e la ricaduta non è ancora del tutto registrata da queste cifre. Ma l’impresa bergamasca può contare su un’elevata propension­e all’innovazion­e e all’apertura ai mercato internazio­nali, oltre che su una resilienza e una tenacia che storicamen­te la caratteriz­zano».

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L’eccezione Il settore alimentare durante il lockdown ha tenuto

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