Buttafuori e street food Il business delle cosche che assediano la Brianza
Colpiti i Cristello. Le intercettazioni: hanno tutti paura
Le presentazioni, prima di tutto: «Forse sai chi sono io... comunque va beh... mi chiamo Cristello…». E solo il nome, a seconda delle situazioni, induceva gli interlocutori a saldare debiti, abbassare la testa, a chiedere scusa, a fare un passo indietro. Perché Cristello, dalla Brianza Nord fino alla prima provincia comasca (Cabiate, Mariano) significa omicidi, inchieste giudiziarie, processi, controllo del territorio, intimidazione. In una parola: ‘ndrangheta. Traffici di droga su larga scala, armi, controllo della gestione della sicurezza nei locali notturni e degli affari legati ai chioschi notturni di street food, estorsioni, recupero crediti. Soprattutto, tra quelle parole, valevano i toni: violenti e senza mezzi termini, un atteggiamento che riempie le quasi novecento pagine di ordinanza di custodia del gip Raffaella Mascarino su richiesta dei pm della Dda Sara Ombra e Cecilia Vassena, a coronamento del lavoro dei carabinieri del comando provinciale di Monza, agli ordini del colonnello Simone Pacioni, e dei loro colleghi di Cantù.
Le indagini sono sfociate nel blitz che all’alba di ieri ha portato 16 persone in carcere, 4 ai domiciliari e 2 all’obbligo di firma. Al centro dell’inchiesta ci sono i cugini Umberto e Carmelo Cristello. Il primo è fratello di Rocco, ucciso in un agguato mafioso il 27 marzo 2008 a Verano Brianza. Il secondo è fratello di Francesco e dell’altro Rocco, condannati all’ergastolo per l’omicidio di Rocco Stagno. Ma nelle carte emergono anche altri personaggi come Luca Vacca, l’uomo della security nelle discoteche, fidanzato con la sorella di Andrea Ternullo (ai domiciliari), barista di Verano e volto noto nel mondo degli ultras juventini in quanto membro del direttivo del gruppo Nucleo 1985 (primo anello Curva Scirea), come dimostrano le sue foto su Facebook. O Flavio Scarcella, già condannato per appartenenza alla cosca Barbaro-Papalia (ricevuto nell’ufficio di un comandante di stazione dei carabinieri di Milano per risolvere un problema sorto in una discoteca del comasco), oppure, relativamente al filone del narcotraffico, Igor Caldirola, fidanzato convivente con una parente dei Cristello, che movimentava chili di marijuana a getto continuo dalla Spagna. Si potrebbe pensare che chioschi di street food e security non siano settori così strategici per un’organizzazione criminale. Ma il gip spiega: «Al pari del servizio di sicurezza all’interno delle discoteche, anche il servizio di somministrazione di alimenti svolto in forma ambulante garantisce un contatto continuo e discreto con “il popolo della notte”: la fascia di consumatori che più frequentemente fa uso di sostanze stupefacenti». E allora i buttafuori dovevano essere i loro. Lo dice Daniele Scolari, uno degli indagati, sulla vicenda del club Modà di Erba: «Nella vita e nei paesi della Brianza ci sono degli equilibri (...) dietro al lavoro della “sicurezza” nei nostri paesi qua c’è sempre qualcuno». E se qualcuno — per esempio il gestore di un locale — voleva far lavorare altri, Luca Vacca gli replicava secco: «Non ti permettere, perché il venerdì apri, il sabato ti tiriamo giù tutto». Oppure, se «osava» mettere un camioncino di panini fuori dal «Molto» un locale notturno di Carate, allora intervenivano Umberto e Carmelo Cristello, detto U Curtu: «Volevano fare i duri (...) U Curtu glielo disse che li taglia la testa».
Oltre a tante minacce (arrivate anche a pestaggi veri e propri), i calabresi sapevano conquistarsi il «consenso sociale». Chi aveva problemi coi debitori, in Brianza, si rivolgeva ai malavitosi, che trattenevano una quota delle cifre restituite. Un pilota di auto, piuttosto noto nel mondo delle corse rally, chiede aiuto perché una banda di ragazzini (già arrestati per delle vicende di ricatti hard a due sacerdoti) lo taglieggia ricattandolo per alcune sue presunte frequentazioni intime con giovanissimi, anche minorenni.
Ternullo, l’ultrà barista, è stato imbrogliato da una banda di sinti di Rozzano per un affare su una borsa di soldi falsi e fa intervenire Carmelo Cristello («li odio», scrive l’uomo riferito agli «zingari»). Inequivocabili le parole di Cristello in una controversia che vede contrapposti baristi: «Nel tuo bar non ti facciamo nulla, in un prato facciamo quello che vogliamo». Ma in fondo basta il nome, come ammette ridendo Umberto Cristello: «Quando mi vedono hanno tutti il terrore dentro, almeno uno la “nominata” la sfrutta, almeno quelli poi sganciano».
❞ Il gip Il controllo della security e dei chioschi è utile per agganciare il popolo della notte
Il boss Quando mi vedono hanno il terrore dentro, almeno uno la “nominata” la sfrutta